Uno studio condotto dall’Università di Yale ha concluso che le persone con HIV in trattamento per il disturbo da uso di alcol riescano a ridurre il consumo di alcolici dopo aver ricevuto un approccio di cura conosciuto come integrated stepped alcohol treatment.
Negli Stati Uniti le stime della prevalenza delle persone con HIV forti bevitrici o che hanno un disturbo da uso di alcol vanno dall’8 al 42%. L’abuso di alcol può sia favorire i comportamenti a rischio che aumentano la probabilità di contrarre l’HIV o di trasmetterlo ad altri, sia accelerare la progressione della malattia in individui con infezione da HIV e rendere più difficile seguire i regimi terapeutici.
“Molte persone con HIV non sono a conoscenza o non cercano cure per i loro problemi di consumo di alcol”, sostiene l’autrice dello studio Jennifer Edelman, professore associato di medicina presso la Yale School of Medicine. “Inoltre, i medici che si occupano di HIV spesso non si rendono conto che esistono farmaci e altri trattamenti efficaci che possono facilmente integrare nella loro pratica quotidiana”.
La stepped care viene comunemente utilizzata per trattare pazienti con malattie croniche come ipertensione e depressione e implica trattamenti diversi “intensificati” nel tempo, in caso di necessità, in risposta alle esigenze dei pazienti. Prima di questo nuovo studio pubblicato su The Lancet HIV, erano state fatte poche ricerche per valutare l’impatto della stepped care sui pazienti che soffrivano di disturbi da uso di alcol, e nessuno nel contesto del trattamento dell’HIV.
Il team di ricerca ha reclutato, in cinque cliniche statunitensi che lavorano con Veterans Affair, 128 persone (età media 54 anni, range 23-70) con infezione da HIV e problemi di consumo di alcol, randomizzate in due gruppi: pazienti trattati con la stepped care e pazienti trattati secondo un trattamento standard.
Ai pazienti sottoposti alla stepped care sono stati proposti trattamenti efficaci (farmaci, terapia motivazionale e cure specialistiche presso una struttura ambulatoriale o residenziale). Hanno iniziato la loro terapia con uno psichiatra, concentrandosi sull’uso dei farmaci per il disturbo da uso di alcol. Se quella prima azione si fosse rivelata inefficace, il passo successivo prevedeva un intervento comportamentale per stimolare la motivazione a cambiare il comportamento e insegnare le abilità di coping per gestire situazioni ad alto rischio. Il secondo gruppo invece ha ricevuto un trattamento per abuso di sostance presso il Veterans Affair sulla base del parere del medico che si occupava dell’HIV.
Dallo studio è emerso che i pazienti in terapia stepped ottenevano risultati nel complesso migliori. Al follow-up a 12 mesi, mostravano meno giorni di “bevute pesanti”, avevano consumato meno alcol per ciascun giorno e accumulato più giorni di astinenza, con un miglioramento anche sotto il profilo dell’HIV.
I miglioramenti rispetto all’HIV si giustificano verosimilmente con il ridotto uso di alcol, ha evidenziato la Edelman. “Nel tempo, i pazienti sottoposti a stepped therapy hanno diminuito il consumo di alcol e mostrato un tasso più alto di carica virale non rilevabile, fenomeno probabilmente correlato all’aumento dell’aderenza ai farmaci HIV”.
Gli approcci di questo tipo di terapia si sono dimostrati efficaci per il trattamento di una varietà di malattie croniche e questi risultati sono soltanto una prima indicazione del loro potenziale valore per il trattamento del disturbo da uso di alcol nel contesto del trattamento dell’HIV. Ma lo studio rappresenta comunque un esempio convincente della necessità per i clinic esperti di trattare l’abuso di alcol come un disturbo medico suscettibile di una varietà di approcci terapeutici.
Fonte
Edelman E et al. Integrated stepped alcohol treatment for patients with HIV and alcohol use disorder: A randomised controlled trial. The Lancet HIV. Published online: May 17, 2019 doi:https://doi.org/10.1016/S2352-3018(19)30076-1