Cannabis, depressione e suicidio: adolescenti a rischio

Secondo uno studio del McGill University Health Center (RI -MUHC) in collaborazione con l’Università di Oxford e la Rutgers University-Camden, pubblicato sulla rivista JAMA Psychiatry, fare uso di cannabis durante l’adolescenza sembra collegato a un rischio aumentato di depressione e comportamento suicidario durante la giovane età adulta.

A queste conclusioni è giunto un team guidato da Gabriella Gobbi, ricercatrice del programma Brain Repair and Integrative Neuroscience (BRaIN) del RI-MUHC e professore di Psichiatria presso la Facoltà di Medicina dell’Università McGill, dopo una revisione sistematica con metanalisi su 11 studi osservazionali longitudinali che hanno coinvolto 23.317 individui. Dai risultati emerge in particolare che la cannabis potrebbe alterare lo stato di salute mentale anche negli adolescenti che non hanno segnalato alcun sintomo depressivo prima di iniziare ad usare la sostanza.

Lo studio
Mentre ci si è concentrati molto sul ruolo del consumo di cannabis nella psicosi, finora non è stata dedicata sufficiente attenzione all’analisi dell’impatto della cannabis rispetto al rischio di sviluppare sintomi depressivi e disturbi dell’umore nell’adolescenza. E questo nonostante la fondata ipotesi che la sostanza possa potenzialmente alterare il fisiologico sviluppo neurologico (corteccia frontale e sistema limbico) dei cervelli adolescenti, considerati in fase di sviluppo fino ai 25 anni.

I ricercatori hanno analizzato in particolare il rischio di depressione, ansia, ideazione suicidaria e tentativi di suicidio basati sul consumo giornaliero di cannabis auto-riportato dai partecipanti allo studio.

“Lo studio suggerisce che la diagnosi di depressione in circa il 7% dei canadesi e degli americani tra i 18 e i 30 anni sia attribuibile alla cannabis, il che significa che 25.000 giovani canadesi e 400.000 giovani americani soffrono di depressione a causa del consumo di cannabis precedente”, sintetizza la coautrice Nancy Mayo della McGill University. “Quando abbiamo iniziato questo studio, ci aspettavamo che la depressione fosse un fattore attribuibile al consumo di cannabis, ma siamo rimasti piuttosto sorpresi dai tassi di comportamento suicidario”, chiosa Gobbi rispetto al suicidio. Dalla ricerca viene fuori invece un’associazione più debole con l’ansia.

Questioni di metodo
“Abbiamo esaminato gli effetti della cannabis perché il suo uso tra i giovani è così comune, ma gli effetti a lungo termine sono ancora poco conosciuti. Abbiamo accuratamente selezionato i migliori studi effettuati dal 1993 e incluso soltanto quelli metodologicamente validi per escludere importanti fattori confondenti, come la depressione minore”, ha dichiarato il professor Andrea Cipriani dell’Università di Oxford, partner dello studio.

Un problema di salute pubblica
“Anche se la dimensione degli effetti negativi della cannabis può variare tra i singoli adolescenti e non è possibile prevedere il rischio esatto per ogni adolescente, l’uso diffuso della cannabis tra le giovani generazioni lo rende un importante problema di salute pubblica”, prosegue, Cipriani. “L’uso regolare durante l’adolescenza è associato tra l’altro a minori risultati a scuola, dipendenza, psicosi e declino neuropsicologico, aumento del rischio di incidenti automobilistici, nonché problemi respiratori associati al fumo”.

Limiti dello studio
Mentre la revisione degli studi osservazionali è stata la prima a considerare gli effetti dell’uso di cannabis solo negli adolescenti, non è stato possibile prevedere il rischio a livello individuale, né è stato possibile discernere le informazioni sul rischio dose-dipendente del consumo di cannabis. Inoltre molti studi non hanno considerato nell’analisi statistica altre variabili importanti come l’abuso di altre sostanze di abuso e il consumo di sigarette, così come fattori psicosociali (abbandono scolastico, uso di sostanze nel gruppo di riferimento) che possono essere collegate alla depressione e al consumo precoce di cannabis.

Fonte
Gobbi G et al. Association of cannabis use in adolescence and risk of depression, anxiety, and suicidality in young adulthood: a systematic review and meta-analysis. JAMA Psychiatry 2019.

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