Coronavirus 2019: in cerca di risposte

Prosegue la serie di “domande e risposte” sul Coronavirus 2019 a cura del sito Dottore, ma è vero che…?, ideato dalla FNOMCeO con l’obiettivo di offrire alla popolazione un’informazione accessibile, scientificamente solida e trasparente, e ai professionisti strumenti comunicativi nuovi per migliorare il rapporto tra medico e paziente. Qui è possibile leggere la prima parte.

pandemiaTutto cambia con la dichiarazione della pandemia?
Con la conferenza stampa dell’11 marzo l’Oms ha ufficialmente dichiarato lo stato di pandemia in relazione al Covid-19. È la prima volta per un virus non influenzale. L’Oms ha comunque specificato che dal punto di vista pratico non cambia nulla rispetto alle misure già attuate e a quelle ancora da mettere in campo. In particolare, per i Paesi che ancora non sono stati colpiti, la dichiarazione dovrebbe rappresentare uno stimolo ulteriore a prepararsi adeguatamente e in tempi brevi (leggi la scheda).


informazioneL’informazione scientifica sul coronavirus (SARS-CoV-2) non è verificata?
La pubblicazione su una rivista scientifica di valore segue di solito una procedura di garanzia piuttosto stringente che prevede in particolare una peer review (una revisione critica tra pari). Nel caso degli articoli sul SARS-CoV-2 inevitabilmente, vista l’emergenza e l’urgenza, i tempi della verifica sono stati accorciati al massimo per mettere subito a disposizione della comunità scientifica le nuove ricerche. Tra le riviste più attendibili dal punto di vista scientifico, si segnalano Nature, il New England Journal of Medicine, il JAMA, Il BMJ e il Lancet. Sul fronte istituzionale, Il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e l’OMS (leggi la scheda).


vitamina cLa vitamina C previene il contagio da SARS-CoV-2?
L’idea che un’integrazione robusta di vitamine, in particolare di vitamina C, possa proteggere dal contagio del Coronavirus 19, sulla base di un presunto effetto sul sistema immunitario, ha fonti diverse, alcune aneddotiche, altre diffuse dai social, altre ancora più autorevoli che provengono da medici e ricercatori. Leggende metropolitane e testimonianze “virali” a parte, si tratta comunque di indicazioni senza evidenze forti, a volte del tutto inconsistenti, non riferibili alla prevenzione di Covid-19. Tra l’altro, esiste la possibilità che la vitamina C in alte dosi possa rappresentare perfino un pericolo per la salute (leggi la scheda).


bevanda caldaBere bevande calde protegge dal coronavirus (SARS-Cov-2)?
Il segreto per una bufala “autorevole” è mischiare le disinformazioni alle comunicazioni già note. Dare ai lettori qualcosa di familiare rende l’informazione più affidabile. Ma il rischio di credere nella validità di cura di una bevanda calda è quello di convincere le persone che c’è una semplice soluzione. Questo potrebbe facilmente indurre a commettere gravi errori come quello di uscire serenamente di casa con la rassicurante idea che poi basta bersi un tè calda (leggi la scheda).

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