Covid-19: lo strano caso degli ACE-inibitori

Un articolo pubblicato su Circulation Research difende l’uso degli ACE-inibitori e dei sartani (entrambi farmaci anti-ipertensivi) nei pazienti con Covid-19.

Anche se la pandemia di COVID-19 continua a provocare malattia e morte in gran parte del mondo, i ricercatori stanno facendo gli straordinari per trovare risposte ad alcuni problemi pratici che affrontano durante la cura dei pazienti malati con più condizioni di rischio. L’ipertensione è il comune denominatore in molti di questi casi.

Tra le vittime causate da COVID-19, la stragrande maggioranza è rappresentata da persone di età superiore ai 50 anni, in particolare oltre i 70. Un fattore importante che fa da sfondo a questo notevole aumento del rischio di complicanze fatali è la presenza di ipertensione. Di conseguenza gestire in modo corretto la pressione arteriosa ne pazienti affetti da Covid-19 diventa una questione prioritaria.

Gli ACE-inibitori  e i sartani sono tra i farmaci più utilizzati nella cura dell’ipertensione. Tuttavia, dal momento che il recettore ACE2 è il punto di ingresso per il nuovo coronavirus, l’uso di questo genere di farmaci ha creato non pochi sospetti sulla sua pericolosità. L’ipotesi alla base di questo atteggiamento è che i farmaci che modulano il sistema renina-angiotensina-aldosterone potrebbero in teoria aumentare il tasso di espressione di ACE2, fornendo al virus più punti di accesso e aumentando il rischio di malattia grave. D’altra parte, non ci sono prove che ACE2 sia inibito dalle dosi cliniche attualmente prescritte di ACE-inibitori o dii sartani.

Sempre su Circulation Research è stato pubblicati uno studio cinese pubblicato con un’analisi retrospettiva su oltre 3000 pazienti con COVID-19 (di cui 1100 pazienti con ipertensione) a Hubei in Cina,.

Come esito principale i ricercatori hanno considerato la mortalità a 28 giorni, rilevando che l’aumento della pressione sanguigna ha portato a uno stadio più grave di malattia e a una mortalità più elevata. Una volta aggiustata una serie di fattori confondenti, tra cui l’età, il sesso, la presenza di infiammazione e alcune malattie sottostanti, dallo studio emerge anche che i pazienti che avevano ricevuto o ricevevano ACE-inibitori o sartani avevano meno probabilità di sviluppare malattia grave o di morire.

I limiti dello studio sono evidenti: da una parte la sua natura osservazionale e retrospettiva che non può far assegnare un ruolo causale a nessuna associazione osservata; dall’altra fattori confondenti sconosciuti potrebbero aver influenzato il risultato perché non si tratta di uno studio randomizzato. Nonostante queste limitazioni, ci sono comunque ragioni plausibili per cui da questi farmaci potrebbero trarre beneficio i pazienti COVID-19 attraverso il meccanismo di blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone: visto che quando SARS-CoV-2 entra nella cellula ospite abbassa il livello dell’espressione ACE2 nella cellula, la misura in cui viene soppresso l’ACE2 può determinare la gravità della lesione polmonare.

Lo studio, provano a sintetizzare i commentatori, “è un generatore di ipotesi e non dovrebbe essere usato per guidare la scelta della modalità terapeutica. Inoltre non offre alcun aiuto per capire come i farmaci modulano il sistema renina-angiotensina-aldosterone peggiorando o migliorando la condizione dei pazienti; i dati retrospettivi offrono supporto agli studi controllati randomizzati attualmente in corso su questi farmaci”. Ne segue naturalmente la conclusione che “Attualmente, al di fuori di chiare indicazioni cliniche per interrompere questi farmaci che esistono da molto prima dell’attuale pandemia, l’astensione dall’uso nelle condizioni in cui hanno un beneficio provato può effettivamente causare più danni che vantaggi”.

Fonte
Shah R et al. ACEing COVID-19: A Role For Angiotensin Axis Inhibition in SARS-CoV-2 infection? Circ Res 2020 Apr 17. doi: 10.1161/CIRCRESAHA.120.317174. [Epub ahead of print]
Zhang P et al. Association of inpatient use of angiotensin converting enzyme inhibitors and angiotensin ii receptor blockers with mortality among patients with hypertension hospitalized with COVID-19. Circ Res 2020 Apr 17. doi: 10.1161/CIRCRESAHA.120.317134. [Epub ahead of print]

1 commento

  1. GIORGINA CRAVERO
    23 Febbraio 2021

    Mi domando come mai non sia mai stato fatto uno screening tra i pazienti che hanno contratto il covid per vedere se quelli che sono morti assumevano afe inibitori o sartanici. Nkn c’e bisognk di fare ranti studi basta controllare se gli anziani o altri morti assumevano questa molecola antioertensiva. Da qyanto hk capitoit io non e il medicinale che provoca la morte ma la provoca se, durante l’infezione, si continua ad assumerlo.

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