Sembra ormai assodato che i bambini possono trasmettere il nuovo coronavirus ma diversi fattori suggeriscono che è improbabile che siano i principali vettori della pandemia. È discutibile quindi che l’apertura di scuole e asili possa avere un impatto sui tassi di mortalità del covid-19 tra gli anziani. Queste le conclusioni di una revisione sistematica condotta da un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma e pubblicata su Acta Paediatrica.
La revisione
La revisione ha identificato 508 articoli nei database MEDLINE ed EMBASE e 192 articoli prestampa su medRxiv e bioRxiv. Nel complesso sono state 47 le pubblicazioni ritenute rilevanti per lo studio della trasmissione della malattia nei bambini.
Dai risultati è emerso che i bambini hanno rappresentato una piccola parte dei casi covid-19 e nella maggior parte dei casi i contatti sociali si sono limitati ai coetanei e ai genitori, piuttosto che alle persone anziane più a rischio di malattia grave. Nel complesso i dati sulle cariche virali erano scarsi negli studi, ma indicavano che i bambini potrebbero avere livelli più bassi rispetto agli adulti (in parte perché spesso presentano meno sintomi) e questo dovrebbe ridurre il rischio di trasmissione. Gli studi sulla trasmissione in famiglia dimostrano che raramente i bambini costituiscono il primo contagio e i case-studies sembrano indicare che i bambini con covid-19 raramente causano focolai. In sintesi, è molto probabile che i bambini possano trasmettere il SARS‐COV‐2 e che anche i bambini asintomatici possono avere cariche virali sufficienti, tuttavia “Non abbiamo visto focolai gravi tra gli scolari in Svezia, nonostante il fatto che le scuole e gli asili siano rimasti aperti durante la pandemia”, rilevano gli autori.
Il caso Svezia
La Svezia è l’unico paese che avrebbe potuto rispondere alla domanda se la chiusura delle scuole durante la pandemia abbia avuto effettivamente un effetto anti-contagio, visto che ha scelto di tenere aperte le scuole fino alla nona elementare da quando è scoppiata l’epidemia di covid-19, senza adeguamenti di rilievo delle dimensioni delle classi, delle politiche di mensa o delle regole di ricreazione. In sostanza un perfetto esperimento vivente sul ruolo delle scuole nella diffusione virale da cui molti altri paesi avrebbero potuto imparare qualcosa. Ma i funzionari svedesi non sono riusciti a tracciare le infezioni tra i bambini anche quando gravi focolai hanno portato alla chiusura di singole scuole o alla morte di membri dello staff. E la rara opportunità di comprendere meglio le catene di trasmissione scolastiche è andata irrimediabilmente persa.
“È davvero frustrante che non siamo stati in grado di rispondere ad alcune domande relativamente basilari sulla trasmissione e sul ruolo dei diversi interventi”, afferma Carina King, epidemiologa delle malattie infettive presso il Karolinska Institutet. King in un’intervista a Science dichiara che lei e diversi colleghi hanno sviluppato un protocollo per studiare le epidemie scolastiche, “ma la mancanza di finanziamenti, tempo e precedenti esperienze di conduzione di questo tipo di ricerche in Svezia ha ostacolato i nostri progressi”.
In questo contesto, Jonas Ludvigsson, pediatra, epidemiologo e tra gli autori dello studio del Karolinska Institutet si è schierato sul fronte “governativo”, rispondendo a Science che rintracciare i contatti delle persone infette è di scarsa utilità a questo punto dell’epidemia. “Il virus è così diffuso nella società che la Politica non pensa che sia una buona idea rintracciare gli individui. Testiamo solo persone sintomatiche. E io sono d’accordo”. E aggiunge: “Le leggi svedesi sulla privacy consentono al personale sanitario e ai funzionari scolastici di informare i genitori e il personale scolastico su un’infezione solo ‘se la vita di una persona è a rischio. Dato che le complicazioni gravi del nuovo coronavirus sono così rare nei bambini, il principio non si applica ai casi di covid-19 pediatrici”. Un atteggiamento condiviso dalla gran parte dell’opinione pubblica svedese che si scontra però con la realtà di parecchi focolai scolastici di cui hanno dato notizia i giornali locali.
Cosa sta realmente accadendo in Svezia?
Fonte
Ludvigsson JF. Children are unlikely to be the main drivers of the COVID-19 pandemic – a systematic review. Acta Paediatr 2020 May 19. doi: 10.1111/apa.15371. Online ahead of print.
massimo farneti
28 Maggio 2020Cosa sta realmente accadendo in Svezia?
Bisognerebbe chiederlo ai 4220 svedesi deceduti al 27/5 per covid19. Una società che ha così poca attenzione per i più deboli, in questo caso gli anziani, mi fa paura. Con tutti i suoi limiti mi tengo stretto la mia Italietta e il suo sistema sanitario nazionale.