I danni legati al consumo di alcol rappresentano una delle emergenze di salute pubblica più rilevanti a livello mondiale. I numeri sono davvero impietosi. L’alcol infatti è collegato a oltre 200 condizioni patologiche e implicato nel 3,8% di tutti i decessi a livello mondiale. Ogni anno il 3,6% della popolazione globale (15-64 anni) soddisfa i criteri diagnostici per il disturbo da consumo di alcol e i tassi più alti sono proprio quelli europei (5,5%).
Un recente studio osservazionale di coorte su dati amministrativi inglesi, pubblicato su Drug and Alcohol Dependence, ha valutato l’efficacia del trattamento farmacologico e psicosociale di comunità nei confronti del disturbo da uso di alcol.
Come funziona in Inghilterra
In Inghilterra i sistemi di trattamento pubblico per i problemi legati all’alcol sono commissionati dalle autorità del governo locale in conformità con le linee guida NICE. Per la maggior parte il trattamento è offerto dal Servizio sanitario nazionale (NHS) e dai servizi del terzo settore in comunità o nelle strutture ambulatoriali.
Gli interventi psicosociali, erogati individualmente o in gruppo, applicano variamente metodi motivazionali, cognitivi, comportamentali, psicodinamici, familiari e sociali. Gli interventi farmacologici sono utilizzati per aiutare i pazienti a smettere con l’alcol e per prevenire le ricadute. Nel contesto dell’assistenza continua, gli interventi psicosociali e quelli farmacologici possono essere erogati in modo concomitante o sequenziale all’interno di specifici episodi.
Lo studio
Tutti gli adulti della coorte in esame (52.499 soggetti, età ≥18 anni, periodo di osservazione 2014-2015) all’inizio del trattamento sono stati classificati utilizzando le linee guida NICE (2011) in base alla quantità del consumo di alcol. Il criterio era rappresentato dal numero di bevande giornaliere: 0 (“astinente”), 1-15 (“basso-alto”), 16-30 (“alto-estremo”) e oltre 30 (“estremo”). L’esito primario era rappresentato dalla conclusione del trattamento entro 12 mesi, senza alcuna riammissione per un successivo trattamento nei successivi 6 mesi.
La maggioranza dei soggetti si posizionava nel range “basso-alto” (34%) e “alto-estremo” (41%). Le percentuali più piccole coprivano gli “estremi” (15%) e gli “astinenti” (11%).
Più della metà del campione (58%) ha completato con successo il trattamento entro 12 mesi e non è stato riammessi per ulteriori trattamenti nei 6 mesi successivi. Un quarto ha sospeso il trattamento e un decimo ha proseguito il trattamento per ulteriori 12 mesi.
I predittori di esito positivo sono stati l’età avanzata, il gruppo etnico nero/minoritario, la condizione lavorativa, i precedenti penali e l’esposizione più lunga al trattamento. I predittori di esito negativo invece la storia del trattamento, il basso status socio-economico, i problemi abitativi e il bere “estremo” al momento del ricovero. Oltre agli interventi psicosociali, hanno aumentato la probabilità di esito positivo anche gli interventi farmacologici e di supporto per il recupero. Il trattamento farmacologico in particolare si è rivelato utile soltanto per i gruppi “basso-alto” con supporto per il recupero.
Riflessioni
La minore probabilità di completare positivamente il trattamento tra i pazienti con livelli di consumo più alti all’inizio del progetto dimostra che questi pazienti hanno bisogno di supporti ulteriori, soprattutto tenendo conto dei fattori di rischio aggiuntivi presenti in quel gruppo (ad esempio, l’essere privi di alloggio e la disoccupazione). L’intervento farmacologico e/o un supporto per il recupero hanno aumentato la probabilità di completare il trattamento rispetto all’intervento psicosociale da solo, anche se l’intervento farmacologico è risultato utile soltanto a chi aveva un disturbo da abuso di alcol di maggiore gravità.
I risultati suggeriscono nel complesso un approccio terapeutico misto sulla base della gravità del disturbo, con un’attenzione particolare al mantenimento della remissione e al miglioramento del benessere nella sua accezione più ampia. Di contro, il confronto dei risultati con altre realtà nazionali non è semplice perché spesso mancano analoghi sistemi nazionali di monitoraggio.
Per un quadro della situazione italiana (epidemiologia, servizi, interventi, spesa farmaceutica, criticità e progetti), si può fare riferimento alla Relazione del ministro della salute al parlamento sugli interventi relativi alla dipendenza da alcol e ai problemi correlati, pubblicata un paio di mesi fa.
Fonte
Peacock A et al. Effectiveness of community psychosocial and pharmacological treatments for alcohol use disorder: A national observational cohort study in England. Drug Alcohol Depend 2018 May 1;186:60-67.