Evidence Live 2015: EbM, un movimento quasi in crisi

Alcuni dei principali esponenti dell’Evidence-based Medicine si sono incontrati a Oxford Il 13 e il 14 aprile per l’Evidence Live 2015. Come di consueto l’iniziativa ha lasciato una scia di post, tweet, articoli, video e la pagina facebook “Evidence Live”.

L’EbM è un movimento in crisi? Molti interventi hanno cercato di rispondere alla domanda posta dal citatissimo editoriale Evidence based medicine: a movement in crisis? di Trisha Greenhalgh, Jeremy Howick, Neal Maskrey, dell’Evidence Based Medicine Renaissance Group. E da qui partono

Tra gli interventi di maggiore risonanza, quelli di Iona Heath e Trisha Greenhalgh.

Per Iona Heath, ci vogliono “visioni più ampie, più equilibrio, più dubbio (…) una crepa si apre al centro di ogni incontro medico”, una crepa anche nell’EbM, tra la popolazione e l’individuo, tra significante e significato. “Siamo stati tentati dalla possibilità di cercare di descrivere l’essere umano servendoci dei dati… I dati ci forniscono un alfabeto, ma, da clinici, ci rimangono incertezze sul linguaggio”.

E poi, quando abbiamo bisogno di evidenze, quello che abbiamo a disposizione non fa altro che “riprodurre le nostre supposizioni e i nostri pregiudizi”, secondo Trisha Greenhalgh, e spesso si dice che sono necessarie ulteriori evidenze, quando invece più evidenze dello stesso tipo non servirebbero a niente. I medici dovrebbero essere addestrati a far fronte alla confusa complessità dei casi della vita reale, non storie simulate, illuminate dalle evidenze, ben confezionate. Abbiamo bisogno di una “patient based medicine”.

Come evitare gli sprechi nella ricerca? Secondo Hywel Williams (Centre of Evidence Based Dermatology at the University of Nottingham) bisogna ricordarsi sempre che “l’evidence-based medicine inizia e finisce con i pazienti”. I risultati migliori si ottengono con “l’interazione creativa” tra revisioni sistematiche, lavoro con i pazienti e i ricercatori, per generare risultati che facciano la differenza per i pazienti. Come conclude Hilda Bastian, la blogger di Absolutely Maybe “Williams, come Greenhalgh e Heath, hanno richiamato l’attenzione sul problema dell’accumulo di troppe evidenze del tipo sbagliato. Non abbiamo davvero più bisogno di una ricerca pilotata dalle distorsioni dell’industria e di altri, oppure impoverita sia dal punto di vista della qualità metodologica sia dei contenuti”. Come ha esclamato Williams “Basta, fermatevi! E iniziate a condurre studi decenti con esiti che abbiano implicazioni per i pazienti”.

L’EbM è davvero un movimento in crisi? Secondo Daniel Shanahan “più o meno”, non un movimento in crisi, ma un movimento che “sta iniziando a realizzare l’entità delle sfide che si trova davanti.” L’EbM ha cambiato il mondo della medicina, ma c’è ancora molta strada da fare.

– Il sito di Evidence Live 2015
– Il blog dell’iniziativa
– Gli abstract della prima e della seconda giornata
– La pagina facebook “Evidence Live”.

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