Uno studio indiano su oltre mezzo milione di persone esposte al SARS-CoV-2 suggerisce che la continua diffusione del virus è guidata soltanto da una piccola percentuale di quelli che vengono infettati.
Un’altra scoperta decisiva della ricerca pubblicata su Science è che bambini e giovani adulti sono potenzialmente molto più importanti, specialmente all’interno delle famiglie, dal punto di vista della trasmissione del virus rispetto a quanto segnalato dagli studi precedenti.
I ricercatori del Princeton Environmental Institute (PEI), della Johns Hopkins University e della University of California – Berkeley hanno lavorato con i funzionari di sanità pubblica negli Stati del Tamil Nadu (68 milioni di abitanti) e dell’Andhra Pradesh (50 milioni di abitanti) nell’India sudorientale per monitorare i percorsi di infezione di 575.071 individui che sono stati esposti a 84.965 casi confermati di SARS-CoV-2.
Si tratta del più grande studio di tracciamento dei contatti condotto finora nel mondo per qualsiasi malattia, una ricerca facilitata dal fatto che si è svolta nei due Stati indiani col maggior numero di operatori sanitari e con la maggior spesa pro capite in salute pubblica, noti per i loro efficaci modelli di fornitura di assistenza sanitaria primaria. Entrambi gli Stati, tra l’altro, hanno avviato precocemente una rigorosa sorveglianza dell’andamento dell’epidemia con annesso tracciamento dei contatti.
Le procedure includevano: la sorveglianza dei sintomi e il test SARS-CoV-2 per tutti gli individui in cerca di assistenza per malattie respiratorie acute o malattie simil-influenzali presso le strutture sanitarie; la delimitazione di “zone di contenimento” di 5 km intorno ai casi accertati con la sorveglianza quotidiana casa per casa per identificare le persone con sintomi; il follow-up giornaliero di tutti i contatti di casi covid-19 confermati in laboratorio o sospetti, con l’obiettivo di testare questi individui 5-14 giorni dopo il loro contatto con un caso primario (indipendentemente dai sintomi) per identificare la trasmissione successiva.
I superdiffusori
Oltre alla scoperta che la possibilità che una persona affetta da coronavirus, indipendentemente dalla sua età, riuscisse a trasmetterlo a un contatto ravvicinato variava dal 2,6% nella comunità al 9% nella famiglia.
Dalla ricerca è emerso che il 71% delle persone infette non ha contagiato nessuno dei propri contatti, mentre soltanto l’8% delle persone infette è stato responsabile del 60% delle nuove infezioni. Di fatto è la più evidente dimostrazione empirica dell’esistenza dei superdiffusori. “Gli eventi di superdiffusione sono la regola piuttosto che l’eccezione quando si guarda al COVID-19, sia in India che probabilmente in tutti i luoghi colpiti”, commenta Ramanan Laxminarayan, il ricercatore a capo dello studio (Princeton Environmental Institute).
Il dato più rilevante emerso dallo studio è che i bambini e i giovani adulti – che insieme costituivano circa un terzo dei casi covid nel paese – erano particolarmente importanti per la trasmissione del virus in popolazioni in un contesto di risorse limitate.
“I bambini sono trasmettitori molto efficienti in questo ambiente, un fatto non ancora stabilito con questo grado di certezza negli studi precedenti”, ha commentato Laxminarayan. “Abbiamo scoperto che i casi segnalati e i decessi si sono concentrati nelle coorti più giovani più di quanto ci aspettassimo sulla base delle osservazioni nei paesi a reddito più elevato”.
Bambini e giovani adulti avevano poi molte più probabilità di contrarre il coronavirus dai loro coetanei. In generale, i contatti con i coetanei in tutte le fasce d’età hanno notevolmente aumentato la possibilità di infezione, con un grado di probabilità di contrarre il coronavirus che va dal 4,7% nel caso dei contatti a basso rischio al 10,7% nel caso di quelli ad alto rischio.
Mortalità
I ricercatori hanno scoperto che i decessi correlati al coronavirus in India si sono verificati in media 6 giorni dopo il ricovero in ospedale rispetto a una media di 13 giorni negli Stati Uniti. Si sono concentrati tra le persone di età compresa tra 50 e 64 anni, quindi una popolazione leggermente più giovane rispetto a quella a rischio in Occidente.
Gli uomini avevano il 62% di probabilità in più di morire rispetto alle donne. Il 63% dei morti aveva almeno una comorbilità. Il 36% aveva due o più comorbilità. In particolare, Il 45% era diabetico.
Infine il rapporto tra casi e morti è diminuito nel corso dell’epidemia (come è accaduto anche nei paesi occidentali). A d esempio, quelli risultati positivi a maggio e giugno avevano il 13% in meno di probabilità di morire rispetto a quelli testati a marzo e aprile.
Effetto del blocco
Ma oltre ai dati sulla mortalità i ricercatori hanno ottenuto la prima prova su larga scala che il lockdown a livello nazionale in India ha portato a riduzioni sostanziali nella trasmissione del coronavirus.
I risultati nel loro complesso forniscono uno spaccato molto approfondito della diffusione e della mortalità del covid-19 in un paese l’India con oltre 100.000 morti per covid-19, un numero di abitanti enorme e risorse limitate.
Fonte
Laxminarayan R et al. Epidemiology and transmission dynamics of COVID-19 in two Indian states. Science 2020. doi.org/10.1126/science.abd7672.
1 commento
dario
9 Ottobre 2020non si prende in considerazione il gruppo sanguigno, se hanno effettuato test sulla saliva, le terapie eseguite