Più del 6% delle pubblicazioni 2020 indicizzate da PubMed è collegato alla covid-19. Una quantità colossale di documenti, molti dei quali comparsi in versione preprint, privi cioè di peer review, il consueto percorso di revisione critica preliminare. Le conseguenze non si sono fatte aspettare. Gli articoli non covid-19 sono stati spesso penalizzati, sia in termini di tempi di pubblicazione che di spazio concesso sulle riviste. Abbiamo assistito a uno scadimento abbastanza generalizzato della qualità della produzione scientifica: studi in genere con pochi pazienti e metodologia d’assalto. A livello individuale il fenomeno si è tradotto nella difficoltà di far fronte a questa enorme ondata informativa (quasi impossibile da filtrare e sintetizzare) e nella conseguente necessità di prendere decisioni in condizioni di incertezza.
Laura Amato (Dipartimento di Epidemiologia del SSR del Lazio), Chiara Bassi (Biblioteca Medica, Azienda USL – IRCCS di Reggio Emilia), Patrizia Brigoni (Direttrice Biblioteca Virtuale per la Salute – Piemonte), Roberta Maoret (Fondazione Biblioteca Biomedica Biellese, ASL BI), Chiara Taiana (Customer Success Specialist UpToDate, Wolters Kluwer Health), Gianluca Trifirò (Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica, Università di Verona) e Marco Vergano (SC Anestesia e Rianimazione, Ospedale Torino Nord) nel corso della BAL Talk virtuale si sono confrontati sui temi della sovraproduzione scientifica, dello scadimento generalizzato della qualità degli studi e dei problemi comunicativi in tempi di pandemia, per fare il punto della situazione.