Quali i benefici e quali i rischi del metilfenidato nel trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)?
Secondo i risultati di una revisione Cochrane, l’uso di metilfenidato comporta modesti miglioramenti dei sintomi di ADHD, del comportamento generale e della qualità di vita. L’analisi degli effetti avversi ha mostrato che le bambine e i bambini sottoposti a tale terapia avevano maggiori probabilità di avere disturbi del sonno e perdita di appetito, anche se non sono stati rilevati effetti avversi seri.
La revisione Cochrane: sono stati ricercati sulle banche dati elettroniche studi randomizzati controllati con disegno parallelo e crossover che confrontavano metilfenidato con placebo o nessun intervento in bambine/i e adolescenti con ADHD. Le analisi hanno incluso 38 studi con disegno parallelo (n=5111, durata media del trattamento, 49 giorni) e 147 studi crossover (n=7134, 14 giorni). Età media dei soggetti: 9.7 anni (maschi e femmine tra i 3 e i 18 anni). Le analisi hanno suggerito un miglioramento dei sintomi nel gruppo trattato con metilfenidato; l’effetto risultava però essere influenzato dal precedente uso di farmaci, dalla durata del trattamento e dal tipo di scala utilizzata per la valutazione dei sintomi di ADHD. Gli studi non evidenziavano un aumento di eventi avversi seri, mentre il metilfenidato era associato a un aumento significativo del rischio di eventi avversi non seri (RR=1.29, 21 trial, n=3132; ). Nel gruppo trattato con il farmaco, il comportamento generale sembrava migliorare (21 studi) così come la qualità di vita (3 studi). Sulla base delle linee guida Cochrane, il 96.8% dei trial era rischio di bias; tutti gli esiti erano inoltre di qualità molto bassa, secondo il metodo GRADE.
Per Morris Zwi (Islington CAMHS, Whittington Health, London, UK), uno degli autori dello studio, i risultati di questa revisione sono importanti per il personale sanitario e i genitori di bambini con ADHD, perché le aspettative su questo trattamento “sono probabilmente superiori al dovuto, e mentre la nostra revisione mostra alcune evidenze sugli effetti benefici, dovremmo tenere presente che questi risultati poggiano su evidenze di qualità molto bassa. Abbiamo bisogno di trial ampi e ben condotti per chiarire quali sono i rischi e quali i benefici per questo trattamento largamente utilizzato.” Zwi fa tuttavia appello anche al buon senso dei clinici e aggiunge “se un bambino o una bambina o un/una adolescente ha sperimentato benefici senza effetti avversi, allora ci potrebbero essere buoni motivi dal punto di vista clinico per continuare il trattamento. Pazienti e genitori dovrebbero condividere ogni decisione sulla sospensione del trattamento con i medici di riferimento”.
I risultati di questa ampia metanalisi evidenziano soprattutto “il miserevole stato della ricerca relativamente a uno dei più comuni disturbi dello sviluppo neuropsichiatrico dell’età evolutiva”, secondo il giudizio di Mina Fazel (University of Oxford), autrice dell’editoriale che commenta l’articolo.
Fonti:
Storebø OK, Krogh HB, Erica Ramstad E et al. Methylphenidate for attention-deficit/hyperactivity disorder in children and adolescents: Cochrane systematic review with meta-analyses and trial sequential analyses of randomised clinical trials. BMJ 2015;351:h5203
Fazel M. Methylphenidate for ADHD. BMJ 2015;351:h5875
Storebø OJ, Ramstad E, Krogh HB, et al. CRG: Developmental, Psychosocial and Learning Problems Group Methylphenidate for children and adolescents with attention deficit hyperactivity disorder (ADHD).. Cochrane Database of Systematic Reviews 2015, Intervention review. DOI: 10.1002/14651858.CD009885.pub2
Stefano Vicari, Floriana Costanzo e Benedetto Vitiello hanno elaborato una flowchart sulla scelta del trattamento terapeutico per l’ADHD in base alle linee guida del NICE. Il trattamento farmacologico, scrivono, per i bambini prescolari “non è raccomandato, mentre sono previsti interventi di parent training o programmi educativi rivolti ai genitori”, invece “è il trattamento di prima scelta nel caso di bambini e adolescenti che manifestano sintomi severi o con comorbilità psicopatologica, in un piano di trattamento multimodale che includa interventi psicologici, comportamentali ed educativi.”
(Da “ADHD: terapia di base, casi resistenti e comorbidità”, in “Terapia integrata in psichiatria dell’età evolutiva”, 2015)