L’uso eccessivo e non appropriato degli antibiotici è strettamente associato all’antimicrobico-resistenza, come evidenziato in numerose pubblicazioni scientifiche, e l’Italia è al quinto posto in Europa per il loro utilizzo.
Sulla pagina del Ministero della Salute dedicata all’antibiotico-resistenza si legge: “In Italia la resistenza della Klebsiella ai carbapenemi si è impennata bruscamente nel 2010 e si è assestata intorno al 30% di tutti i ceppi isolati da batteriemie. Una sorveglianza nazionale dedicata alle batteriemie da Klebsiella, che riceve segnalazioni dalle Regioni è attiva dal 2013 e indica che il problema è, forse, anche maggiore. Tuttavia, non è solo il batterio della Klebsiella che si è fatto forte. Le resistenze più critiche riguardano Escherichia coli (alta resistenza a fluorochinoloni e cefalosporine di terza generazione), Acinetobacter (resistenza ai carbapenemi vicino all’80%), Pseudomonas aeruginosa (resistenza a ceftazidime e aminoglicosidi) e Staphylococcus aureus (proporzione di ceppi meticillino-resistenti superiore al 30%).”
Il principale fattore che gioca in favore dell’antibiotico-resistenza è proprio l’elevato consumo di antibiotici. Un consumo che va ridotto agendo su più fronti… a cominciare dall’uso che se ne fa nell’alimentazione degli animali da allevamento: un articolo pubblicato su Pediatrics evidenzia che “gli antibiotici usati nell’alimentazione degli animali portano allo sviluppo di batteri antibioticoresistenti negli animali stessi” e, come denuncia uno degli autori dello studio, Theoklis Zaoutis (University of Pennsylvania) “questi batteri possono diffondersi in altri animali, nell’ambiente e negli esseri umani”. I soggetti in età pediatrica sono colpiti dalla trasmissione di tali patogeni attraverso l’alimentazione, il contatto diretto con gli animali e l’ambiente: secondo dati del Foodborne Diseases Active Surveillance Network l’incidenza maggiore di infezioni di origine alimentare si registra tra soggetti di età inferiore a 5 anni. Su Pnas è stata pubblicata la mappa globale del consumo di antibiotici per l’allevamento di mucche, polli e maiali: un consumo in crescita che impone provvedimenti per“limitare il sovrautilizzo e l’abuso di antimicrobici nella produzione di alimenti per animali”.
Una situazione difficile… con ampi margini di peggioramento. Su Lancet Infectious Diseases un “modelling study” immagina quali potrebbero essere gli effetti di una riduzione del 30% dell’efficacia della profillassi antibatterica (a causa dell’antibiotico-resistenza) in pazienti che devono sottoporsi a interventi chirurgici o chemioterapia per trattare tumori. Secondo le proiezioni della ricerca, si avrebbero negli Stati Uniti 120mila infezioni del sito chirurgico in più e oltre 6mila morti collegate alle infezioni ogni anno.
L’esposizione agli antibiotici ha inoltre un effetto prolungato sull’organismo: come evidenzia un piccolo studio pubblicato su mBio, la diversificazione del microbiota intestinale può essere ridotta fino a 1 anno dopo l’assunzione di antibiotici: in particolare, la diversificazione del microbiota era rimasta ridotta per 4 mesi nelle persone trattate con clindamicina e per 12 mesi in quelle trattate con ciprofloxacina. Inoltre, sono stati individuati un numero maggiore di geni associati all’antibiotico-resistenza nei campioni di feci delle persone trattate.
Sulla pagina del sito dedicato alla Giornata Europea degli Antibiotici (18 novembre), con le informazioni essenziali per i medici di famiglia, si evidenzia che la prescrizione di antibiotici avviene per l’80-90% nell’ambito dell’assistenza di base, principalmente per infezioni delle vie respiratorie, e che è possibile porre un freno a una resistenza batterica in continuo aumento favorendo un uso corretto e il più possibile limitato degli antibiotici proprio nella medicina di base. Una recente revisione Cochrane ha esaminato 10 studi randomizzati che coinvolgevano più di 1100 medici di base e circa 492mila pazienti. L’obiettivo dello studio era determinare gli effetti di training per migliorare le capacità comunicative dei medici nel valutare le preoccupazioni e le convinzioni dei pazienti rispetto agli antibiotici e per concordare un piano di trattamento e l’utilità di distribuire informazioni scritte ai pazienti sugli antibiotici. Lo studio ha rilevato che il numero di prescrizioni di antibiotici per infezioni respiratorie acute a 6 settimane dalla visita medica era inferiore nei gruppi in cui medici e pazienti avevano ricevuto addestramento e informazioni, rispetto al gruppo che non le aveva ricevute. Dall’analisi dei dati di 8 dei trial, il 47% dei paziendi del gruppo di controllo aveva ricevuto la prescrizione di un antibiotico, contro il 29% nei gruppi in cui medici o pazienti avevano ricevuto addestramento o informazioni. Secondo uno dei co-autori della review, Peter Coxeter, della Bond University, “Questo potrebbe essere un modo abbastanza semplice per ridurre gli effetti dell’antibiotico-resistenza, ma bisogna capire se questo tipo di intervento può avere effetti anche a lungo termine”. Tammy C Hoffmann (Centre for Research in Evidence-Based Practice, Bond University, Australia) aggiunge: “Le evidenze di questa review dimostrano che si potrebbero prescrivere meno antibiotici per le infezioni respiratorie acute se più medici e pazienti prendessero insieme le decisioni. È importante che pazienti e operatori sanitari ricevano un sostegno per poter avere un dialogo di qualità sull’uso di antibiotici, in modo che si possano prendere decisioni informate”.
Fonti e risorse:
Paulson JA, Zaoutis TE, The Council on Environmental Health, The Committee on Infectious Diseases. Nontherapeutic use of antimicrobial agents in animal agriculture: implications for pediatrics. Pediatrics, November 2015.
Un commento: Rapaport L. Antibiotics in animal feed may endanger kids, doctors warn, Scientific American, November 16, 2015.
Van Boeckel TP, Browerb C, Gilbertc M. Global trends in antimicrobial use in food animals. PNAS 2015; 112 (18): 5649–54, doi: 10.1073/pnas.1503141112
Un commento: Bonfranceschi L. Troppi antibiotici negli allevamenti. Wired, 23 marzo, 2015.
Teillant A, Gandra S, Barter S, Morgan DJ, Laxminarayan R. Potential burden of antibiotic resistance on surgery and cancer chemotherapy antibiotic prophylaxis in the USA: a literature review and modelling study. Lancet Infect Dis 2015M 15 (12): 1429–37.
Wolf J. Antibiotic resistance threatens the efficacy of prophylaxis. Lancet Infect Dis 2015M 15 (12): 1368–69.
Zauraa E, Brandta BW, Teixeira de Mattosb MJ et al. Same exposure but two radically different responses to antibiotics: resilience of the salivary microbiome versus long-term microbial shifts in feces. mBio 2015; 6(6):e01693-15. doi:10.1128/mBio.01693-15.
Coxeter P, Del Mar CB, McGregor L, Beller EM, Hoffmann TC. Interventions to facilitate shared decision making to address antibiotic use for acute respiratory infections in primary care. Cochrane Database of Systematic Reviews 2015, Issue 11. Art. No.: CD010907. DOI: 10.1002/14651858.CD010907.pub2.
Ministero della Salute, Antibiotico-resistenza, prima settimana mondiale, un approccio One-health, 17 novembre 2015.
AIFA. Poche regole ma importanti, altrimenti “non funzionano”. AIFA rilancia la campagna di comunicazione sul corretto uso degli antibiotici, 18/11/2015.
ISS. Antibiotico-resistenza: l’Italia tra i Paesi a maggior consumo, la klebsiella il germe più resistente, dopo campagne europee adesso anche OMS e USA, 17/11/2015.
Giornata Europea degli Antibiotici. Informazioni essenziali per i medici ospedalieri.