Luca De Fiore (Il Pensiero Scientifico Editore) riassume i temi del libro Prevenire (che offre lo spunto per la BAL Talk) soffermandosi in particolare su uno dei tre debiti di cui parlano gli autori (Paolo Vineis, Luca Carra e Roberto Cingolani) cioè il debito cognitivo. Il debito cognitivo è in sintesi quello che stiamo cedendo ai padroni della Rete in termini di libertà, autonomia e salute mentale per poter godere dei benefici di Internet e dei suoi spazi sociali. La via di uscita prospettata dagli autori, spiega De Fiore, è che politica e scienza “facciano la pace”, con la politica a cui spetta il compito di anticipare i problemi invece di costruirne di nuovi (come recita il titolo del libro, dovrebbe “prevenire”), prendendo decisioni sempre più giuste e basate sulle evidenze.
Paolo Vineis (docente di epidemiologia all’Imperial College di Londra) ripercorre più in dettaglio i tre debiti, effetti collaterali del progresso dell’umanità, cominciando dal debito economico. Dietro ai problemi economici, c’è un enorme problema di diseguaglianza sociale, nota Vineis, che si sta accentuando negli ultimi decenni soprattutto nei paesi a reddito medio-alto.
Quanto al debito ambientale (conosciuto ma finora non affrontato adeguatamente), Vineis sostiene che esistano due piani di salute, quella umana e quella ambientale: per affrontare la prima bisogna necessariamente affrontare la seconda. Nel libro viene proposto un approccio congiunto ai problemi sanitari umani e alla salute del pianeta attraverso la cosiddetta “politica dei cobenefici”, già centrale nella teoria ma non ancora nella pratica. Un esempio di politica dei cobenefici è, per esempio, ridurre gli allevamenti di bestiame orientando l’alimentazione in senso più vegetariano, col risultato di migliorare lo stato di salute, di limitare il rischio di malattie cardiovascolari e di altre patologie, ma anche di ridurre l’impatto sull’ambiente, diminuendo l’emissione di gas serra per esempio, e, indirettamente, minimizzando il rischio di epidemie.
Il terzo debito è quello che gli autori chiamano debito cognitivo-mentale, il meno conosciuto, che ha a che fare con i nuovi mezzi di comunicazione, da internet ai social media. Alcuni aspetti sono già stati descritti dalla letteratura scientifica, basta pensare alle bolle di comunicazione, la cosiddetta “isosfera”. Persone con idee simili comunicano tra loro le stesse informazioni senza una verifica esterna, il che le porta a rafforzare sempre di più le proprie convinzioni. Nel libro c’è un capitolo di epistemologia della scienza in cui si cerca di dimostrare come la conoscenza nasca dal confronto, tra le persone, all’interno della comunità scientifica e tra la comunità scientifica e il mondo esterno. E la scienza si caratterizza anche per il continuo confronto tra teoria e informazioni, un confronto che, rileva Vineis, è proprio ciò che manca ai novax, che quasi sempre comunicano all’interno di una bolla e non mettono in relazione le loro tesi con chi ha condotto osservazioni sistematiche. La scienza invece ha il pregio di autoregolarsi, di essere basata su un atteggiamento critico e autocritico attraverso un’interazione costante tra teoria e osservazione.
Luca Carra (giornalista scientifico) si sofferma soprattutto sull’idea di prevenzione. Alla fine del lockdown, in una fase di consuntivi, si sta realizzando che una strategia di prevenzione probabilmente avrebbe reso meno gravi gli effetti della pandemia, riflette Carra. Nel libro si fa riferimento in particolare ad alcuni aspetti della prevenzione. Per esempio i cosiddetti “cigni neri”, cioè le sorprese negative che nessuno si aspetta e che invece sarebbe conveniente aspettarsi: una pandemia, una crisi ambientale o una guerra. Fenomeni difficilmente prevedibili, ma che consentono comunque di organizzarsi a livello sociale, politico e scientifico per non farsi cogliere impreparati.
Un secondo punto di vista da cui considerare la prevenzione è offerto dal cosiddetto “fuoco amico”, per esempio in campo tecnologico. Le tecnologie ci hanno sempre aiutato a risolvere problemi migliorando le nostre condizioni di vita, ma col tempo alcune hanno manifestato anche delle criticità, più o meno grandi. È il caso del motore a scoppio con il suo impatto ambientale, o quello di internet e dei suoi effetti sul nostro assetto cognitivo (le “bolle” di cui parlava Vineis).
Poi c’è la prevenzione primaria, conclude Carra, la più carente in Sanità, che va presa in considerazione non soltanto in ambito sanitario. La prevenzione primaria è quella che si rivolge alle cause delle cause, da capire, conoscere, organizzare e prevenire. La disuguaglianza sociale, come si legge nei libri di Michael Marmot, rappresenta un esempio classico per la prevenzione primaria, uno dei primi e fondamentali determinanti di salute e della nostra speranza di vita.