Fragilità e riabilitazione respiratoria

Quale la prevalenza della fragilità tra i soggetti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) stabile? La fragilità si ripercuote sul completamento e sugli esiti della riabilitazione respiratoria?

In uno studio prospettico di coorte inglese pubblicato su Thorax sono stati arruolati 816 soggetti con BPCO, con una età media di 70 anni, da sottoporre a riabilitazione respiratoria  (novembre 2011-gennaio 2015) . Di questi, 209 (25.9%) erano fragili. Da notare che tale percentuale di fragilità è simile a quella che, nella popolazione generale, si rileva al di sopra dell’età di 85 anni e che era leggermente superiore nelle donne (29.7%) rispetto agli uomini (22.8% ). Nel complesso, l’84.7% dei soggetti ha partecipato al programma di riabilitazione e il 70.3% lo ha completato.

La riabilitazione durava 8 settimane e comprendeva un programma di esercizio fisico ed educativo, con due sedute sottoposte a supervisione (1 ora di esercizio e 45 minuti di educazione) e una a domicilio a settimana. Il programma di esercizi fisici era individualizzato e progressivo.

Analizzando i dati sulla base della fragilità, emerge che il programma è stato portato a termine dal 55% dei soggetti fragili, dal 74.5% di quelli pre-fragili e dall’84.1% di quelli non fragili/robusti. Alla fine del programma riabilitativo, si sono evidenziati miglioramenti significativi in tutti i gruppi di pazienti. In particolare, i 115 soggetti inizialmente classificati come “fragili” avevano migliori risposte al trattamento per quanto riguarda la sintomatologia, la performance fisica e le condizioni di salute generali. Il risultato più eclatante è che 71 (61.3%) di questi soggetti non soddisfacevano più i criteri della fragilità.

Riassumendo, dunque, circa un quarto dei soggetti con BPCO del gruppo in esame era fragile, di questi, quasi la metà ha abbandonato il programma di riabilitazione. Chi lo ha completato, però, ha avuto notevoli miglioramenti e, in più della metà dei casi, è uscito dalla condizione di fragilità.

Perché questi risultati sono importanti?
In primo luogo, è stato individuato nella fragilità un importante fattore che, per lo più a causa del deterioramento clinico e/o l’ospedalizzazione, ostacola il completamento dei programmi di riabilitazione. Ricordiamo qui che, a prescindere dalle cause, la fragilità implica un aumento di rischio di cadute, di disabilità, di ospedalizzazione e di mortalità. D’altro canto “i notevoli risultati osservati dopo il completamento del programma rappresentano uno stimolo a esplorare come sostenere meglio i soggetti fragili nel corso della riabilitazione”, osservano gli autori dello studio. Inoltre i dati “confermano l’opinione corrente secondo la quale la fragilità è una condizione trattabile. E tra i trattamenti per i quali ci sono evidenze di efficacia nella sua gestione ci sono l’esercizio fisico, il sostegno nutrizionale, strategie autogestite e riduzione della polifarmacia”.

Fonte:
Maddocks M et al. Physical frailty and pulmonary rehabilitation in COPD: a prospective cohort study. Thorax 2016;71:988-995 doi:10.1136/thoraxjnl-2016-208460

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