I journal club da Osler a twitter

I journal club hanno una lunga storia: William Osler già nel 1875, per incoraggiare la lettura e la discussione collettiva delle riviste scientifiche, ne creò uno presso la McGill University di Montreal. In un journal club tradizionale ben organizzato ogni membro dovrebbe partecipare attivamente, presentando e commentando articoli, per cui idealmente il guppo dovrebbe essere formato da un minimo di 6 persone a un massimo di 12, perché con meno elementi si genererebbe meno dialogo e con troppi elementi non tutti avrebbero la possibilità di partecipare. È opinione di molti che un ambiente informale possa favorire l’interazione, quindi meglio a casa di uno dei membri che in ospedale, e ancor meglio se si aggiunge qualcosa da mangiare e da bere.

Negli ultimissimi anni una serie di fattori ha contribuito al passaggio dei journal club dalla modalità di incontro faccia a faccia alle interazioni online. Li elencano gli autori di un articolo sull’evoluzione del journal club (da Osler a twitter). Autori autorevolissimi, dal momento che sono tra gli animatori del Journal Club di nefrologia NephJC, che Eric Topol, in un tweet a commento dell’articolo, ha definito “the most progressive journal club in medicine”… premettendo: chi l’avrebbe mai detto? (Would you have guessed?)

L’evoluzione dei journal club è stata favorita, scrivono gli autori del “most progressive journal club”, dalla loro natura discorsiva, che ben si adatta alle piattaforme online emergenti come twitter; in secondo luogo, gli strumenti online hanno facilitato la partecipazione a tavole rotonde virtuali di persone provenienti da luoghi diversi; i journal club online rendono possibile la partecipazione di figure professionali disparate, come anche di rappresentanti dei pazienti; infine, la fruibilità online garantisce una grande flessibilità nella programmazione degli incontri.

E allora vediamo qual è la ricetta che Joel Topf e collaboratori (NephJC work group) hanno condiviso sull’American Journal of Kidney Diseases:

  • un gruppo di lavoro seleziona un articolo
  • viene pubblicata una sintesi sul sito del journal club
  • si invitano esperti della materia trattata dall’articolo, e gli autori dell’articolo stesso, a partecipare alla discussione
  • pubblicazione di una newsletter sulle attività del gruppo
  • discussione dell’articolo in una chat;
  • archiviazione dei tweet in un doppio archivio:
    uno che li raccoglie tutti, prodotto da Symplur (https://www.symplur.com/), un’azienda che fornisce statistiche di twitter e segue gli hashtag che riguardano la salute
    un altro con una selezione dei tweet più interessanti, con link, illustrazioni e altre informazioni: viene creato con uno strumento online gratuito, Storify ( https://storify.com/  ) ed è postato sul sito del NephJC

Nell’arco di due secoli l’ambiente informale che ha caratterizzato i journal club fin dalle origini, fatto di salotti ottocenteschi, con panini, tè e biscotti, è stato sostituito dall’informalità della rete. Secondo gli autori dell’articolo i journal club “sono una componente costante dell’educazione medica perché sono stati in grado di adattarsi a usi diversi e all’evoluzione tecnologica. E oggi si stanno adattando anche ai social media con un buon successo”. Uno strumento per stare al passo con i progressi della medicina.

Tutto è bene quel che si evolve bene, anche se c’è chi, come Bishal Gyawali (Nagoya University, Japan), uno degli oncologi più attivi sui social media, non può fare a meno di twittare “Ok, but can I have that coffee and cake at each journal club please?”.

Fonti:
Topf JM et al. The Evolution of the Journal Club: From Osler to Twitter. Am J Kidney Dis Published online 21 February 2017 DOI: http://dx.doi.org/10.1053/j.ajkd.2016.12.012 Attenzione, l’articolo è free fino al 10 marzo (fonte: @AJKDonline )

Sul blog del NephJC un commento all’articolo: The Evolution of the Journal Club: From Osler to Twitter, February 22, 2017.

I tweet a commento dell’articolo: Altmetric
Tra gli autori dell’articolo, e tra i coordinatori del journal club di nefrologia NephJC, c’è anche Francesco Iannuzzella (IRCCS Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia), che ha di recente pubblicato l’articolo Iannuzzella F et al. Smart, Social e Mobile: la Nefrologia nell’era della Sanità digitale. G Ital Nefrol 2016; 33(6). pii: gin/33.6.13.

Il Journal Club di nefrologia NephJC

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