Negli ultimi quarant’anni si è verificata una riduzione significativa del livello di colesterolo nei paesi occidentali ad alto reddito, mentre è in corso un aumento nelle nazioni a basso e medio reddito, in particolare in Asia. Questo il dato più rilevante dello studio, pubblicato su Nature, della NDC Risk Factor Collaboration (NDC-RisC) sui livelli di colesterolo globali.
NDC-RisC è un gruppo composto da scienziati di tutto il mondo che lavora a stretto contatto con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per studiare, sulla base di metodi statistici avanzati, le linee di tendenza globali delle malattie non trasmissibili (NCD).
In questo caso sono stati raccolti i dati da indagini epidemiologiche nazionali in oltre 200 paesi dal 1980 al 2018, utilizzando informazioni su 102,6 milioni di persone.
I risultati del nuovo studio hanno mostrato che i livelli di colesterolo totale e non HDL sono fortemente diminuiti nelle nazioni ad alto reddito, in particolare quelle dell’Europa nord-occidentale, del Nord America e in Australia. Tra i paesi in cui la situazione è decisamente migliorata ci sono Belgio, Finlandia, Groenlandia, Islanda, Norvegia, Svezia, Svizzera e Malta.
Nello stesso periodo di tempo, i livelli di colesterolo non-HDL sono aumentati nelle nazioni a basso e medio reddito, in particolare nell’est e nel sud-est asiatico. La Cina, che ha avuto i livelli più bassi di colesterolo non-HDL nel 1980, ha avuto uno dei maggiori tassi di aumento di quello non-HDL. Una tendenza simile è stata rintracciata anche in Malesia, Filippine e Tailandia.
Nello studio è stato anche calcolato che l’eccesso di colesterolo sarebbe responsabile di circa 3,9 milioni di morti in tutto il mondo.
Negli ultimi quasi quarant’anni si è dunque verificato un riposizionamento globale del rischio legato ai lipidi. Questa transizione è particolarmente evidente per il colesterolo non-HDL, che non era stato quantificato in precedenza in un’analisi sui dati mondiali. Questo riposizionamento si è verificato in conseguenza di tendenze opposte nei paesi occidentali ad alto reddito e in Asia, che ha portato alcuni paesi asiatici ad avere i più alti livelli mondiali di colesterolo non HDL nel 2018.
La diminuzione del colesterolo non-HDL nei paesi occidentali ha avuto inizio negli anni ‘80, quindi prima del boom delle statine. Questo suggerisce che i cambiamenti nella dieta abbiano contribuito in modo significativo a questo declino. Tuttavia il maggiore uso di statine dalla fine degli anni ‘90 in poi può spiegare fino alla metà della diminuzione nei paesi in cui le statine sono diffusamente utilizzate.
A differenza dei paesi occidentali ad alto reddito, il consumo di alimenti di origine animale, carboidrati raffinati e olio di palma è invece aumentato sostanzialmente nell’est e sud-est asiatico, dove l’uso di statine rimane basso.
Dall’analisi dei risultati emerge anche che le popolazioni dei paesi ad alto reddito trarrebbero in ogni caso beneficio da un’ulteriore riduzione del colesterolo non-HDL. Sono quindi necessarie politiche basate sulla popolazione e interventi personali per migliorare la nutrizione e le cure in tutti i paesi, non soltanto in quelli a basso e medio reddito, in particolare come parte del movimento verso la copertura sanitaria universale.
Fonte
NCD Risk Factor Collaboration (NCD-RisC). Repositioning of the global epicentre of non-optimal cholesterol. Nature 2020 Jun;582(7810):73-77. doi: 10.1038/s41586-020-2338-1. Epub 2020 Jun 3.