Anche per il 2018 è tempo di bilanci per il settore salute. È uscita in questi giorni la nuova edizione del Rapporto sulla salute: relazione congiunta Europa della Commissione europea e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Si tratta di un documento periodico basato sulle analisi comparative dello stato di salute dei cittadini dell’UE e delle prestazioni dei sistemi sanitari nei 28 stati membri, 5 paesi candidati e 3 paesi EFT.
Aspettativa di vita e disuguaglianze
La notizia quest’anno è che il costante aumento dell’aspettativa di vita in Europa ha subito un rallentamento, in particolare nei paesi dell’Europa occidentale, dovuto verosimilmente a un rallentamento del tasso di riduzione della mortalità cardiovascolare e a periodici aumenti dei tassi di mortalità tra gli anziani, in parte dipendenti dalle “cattive” stagioni influenzali. Non siamo di fronte a una vera inversione di tendenza ma si tratta di un segnale di cui tener conto, assieme all’endemico divario socioeconomico presente all’interno dei paesi europei: in media, in tutta l’Unione gli uomini di 30 anni con un basso livello di istruzione possono aspettarsi di vivere circa 8 anni in meno rispetto a quelli con un diploma universitario. Fra le donne questo divario “di livello di educazione” è di circa 4 anni.
Gli italiani continuano comunque ad occupare i primissimi posti quanto alla speranza di vita alla nascita (85,6 anni di media) e ottengono un dato comunque superiore alla media rispetto all’indicatore “percentuale di popolazione in buona salute” (71%).
Salute mentale
Da uno specifico focus del rapporto emerge anche la necessità di migliorare il livello della salute mentale e la prevenzione delle malattie mentali che, disastrose conseguenze sociali a parte, costano di PIL in tutta Europa più del 4%. Un europeo su sei ha problemi di salute mentale e, nel 2015, il numero di decessi attribuiti a problemi di salute mentale e suicidi è stato di circa 84.000 persone. I costi totali nei 28 paesi europei sono stimati in oltre 600 miliardi di euro l’anno.
Fattori di rischio
L’altro tema fondamentale evidenziato dal rapporto è la prevenzione dei fattori di rischio, un settore in cui può fare ancora molto.
I tassi di fumatori sono in calo in gran parte dei paesi europei ma ancora un cittadino su cinque fuma regolarmente. Il consumo eccessivo di alcol tra adolescenti e adulti resta un’emergenza di salute pubblica con percentuali attorno al 40% di adolescenti che hanno avuto almeno un episodio di binge drinking nell’ultimo mese, e questo nonostante il successo delle politiche di controllo nazionali.
Infine è ancora troppo alta la prevalenza dell’obesità, pur con notevoli differenze da paese a paese. In Italia i tassi sono relativamente bassi tra gli adulti, elevati e in aumento tra gli adolescenti.
Sistemi sanitari
L’evoluzione dei sistemi sanitari dell’Unione viene descritta in relazione a efficacia, accessibilità e resilienza, utilizzando gli ultimi dati disponibili. I sistemi sanitari europei, in base al rapporto, dovrebbero rispondere in modo più efficiente alle mutevoli esigenze di assistenza sanitaria che derivano dai cambiamenti demografici e sfruttare più ampiamente il potenziale delle nuove tecnologie digitali per migliorare la prevenzione e l’assistenza. I dati dei vari paesi indicano che fino al 20% della spesa potrebbe essere riassegnata per un uso migliore o si rivela addirittura improduttiva.
In Italia si spendono 2551 dollari pro capite per la sanità, inferiori, anche si di poco, ai 2773 della media Ue ma molto di meno per esempio rispetto ai 4160 della Germania. Un distacco che si mantiene anche rapportando il dato al PIL (8,9%, contro valori superiori all’11% di Francia e Germania che guidano la classifica). Come già era accaduto in passato, l’Italia è invece sopra la media come spesa dei cittadini, la cosiddetta spesa out-of-pocket (23% contro il 18% della media europea).
Ma il sistema da noi nel complesso regge, come dimostrato dai dati riferibili all’efficacia della sanità. Nella classifica delle morti prevenibili, quelle cioè che possono essere evitate con interventi di salute pubblica, l’Italia è al primo posto, con 151 ogni 100mila abitanti. Ma anche per le morti evitabili con una migliore assistenza vantiamo una buona classifica (93 ogni 100mila abitanti, meglio fanno soltanto Francia, Spagna e Olanda).
Fonte
OECD/EU (2018). Health at a Glance: Europe 2018: State of Health in the EU Cycle. Paris: OECD Publishing.