Il terremoto dentro

“In Italia abbiamo un numero di vittime straordinariamente elevato rispetto alla potenza dei terremoti, se ci confrontiamo con paesi come Stati Uniti e Giappone, che non sono tecnologicamente più avanzati, hanno semplicemente un livello di rispetto delle normative superiore al nostro”: lo afferma il sismologo Nicola Alessandro Pino, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Osservatorio Vesuviano), nel corso dell’intervista rilasciata in occasione dell’ultimo BAL Talk che si è tenuto a Roma lo scorso marzo.

Eppure la prevenzione “non solo è sostenibile, ma è quantificabile in maniera assolutamente precisa (…). Mettere in sicurezza il patrimonio abitativo nazionale e il patrimonio edilizio pubblico costerebbe meno di quello che ci è costata la ricostruzione dei terremoti degli ultimi 50 anni”.

Uno dei principali ostacoli a una prevenzione efficace è la corruzione, sottolinea Nicola A. Pino: “Che la corruzione uccida non è una sensazione, ma è un dato statistico. Due ricercatori hanno pubblicato su una rivista prestigiosissima come Nature un’analisi statistica del livello di corruzione percepita nei singoli paesi rispetto al numero di vittime per terremoto dell’ultimo secolo. Hanno verificato che dove il il livello di corruzione percepita è più elevato, il numero di vittime per terremoto è più alto. Questo significa che c’è un sistema corrotto, un sistema che permette che fugga dalle maglie della rete di controllo troppa roba, per cui c’è troppo abusivismo, troppo condono edilizio. Condono edilizio significa che vengono sanate costruzioni di cui nessuno ha controllato la bontà. Nessuno ha contezza di quanto siano state fatte bene. Questo significa che sono maggiormente esposte rispetto alle costruzioni controllate. In questo senso, sicuramente, la corruzione uccide. Uccide anche perché un sistema corrotto è meno orientato ai bisogni del cittadino, è meno orientato a incentivare l’informazione, la crescita culturale, la capacità di risposta dei cittadini”.

Nel corso della stessa BAL Talk la Presidente dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, Roberta Pirastu, ha ricordato come gli epidemiologi fin dal 1980, anno del terremoto in Irpinia, abbiano iniziato a misurare gli effetti sulla salute del terremoto. “Nel comune di Napoli fu fatta un’analisi dei certificati di decesso e abbiampo visto come ci sia stato un aumento di decessi per malattie cardiovascolari”, ricorda Pirastu. Più recentemente, a L’Aquila è stato organizzato, nel 2016, il convegno annuale AIE interamente dedicato al terremoto : “In quell’occasione fu rivista la letteratura relativa a tutti gli studi che sono stati condotti a L’Aquila post-terremoto confrontandoli con gli studi condotti in altri paesi ad alto reddito in cui c’erano stati dei terremoti, con l’obiettivo di fare dei lavori sistematici, che diano un senso dello stato delle conoscenze, condiviso, standardizzato e quantificato”, racconta Pirastu. Al termine del convegno l’AIE ha steso un documento conclusivo in cui auspica che l’Italia si doti di un sistema di sorveglianza delle popolazioni colpite dalle catastrofi che dovrebbe essere aperto, consentire la partecipazione dei cittadini, garantire un approccio partecipato alla sorveglianza della salute in tutte le sue fasi. Sempre nella primavera di quell’anno, prima del convegno, fu pubblicato un fascicolo speciale della rivista Epidemiologia e Prevenzione su L’Aquila: sorveglianza e ricerca dopo il terremoto 2009. Nell’articolo introduttivo, a cura della presidenza e della segreteria dell’AIE, si legge: “Oltre alle vittime e ai feriti, questi eventi producono effetti sulla salute indiretti e a medio-lungo termine, legati soprattutto alla distruzione delle infrastrutture pubbliche sanitarie e alla perdita del supporto sociale e delle normali condizioni di vita. La sorveglianza epidemiologica su questi eventi è essenziale al fine di conoscere e gestire gli effetti sulla salute. Mentre il dato epidemiologico relativo ai danni diretti, cioè i morti e i feriti nell’evento, sono utili soprattutto per la risposta immediata all’evento o per una stima a posteriori dei danni, la misura degli effetti a medio e lungo termine è essenziale per la corretta presa in carico, da parte del sistema sanitario, dei bisogni della popolazione, in particolare dal punto di vista della prevenzione”.

I terremoti ancora non si possono prevedere, ma si potrebbe prevenire gran parte dei danni ed evitare che provochino così tante vittime e distruzione, dovute, più che ai terremoti, alle conseguenze della corruzione e della mancata messa in sicurezza del territorio e degli edifici. Lo “sciame sismico” non è solo quello registrato dai sismografi, che può durare settimane o mesi, ma, lo ricordiamo, è anche quello che rimane registrato nei sopravvissuti, che continuano a patire per anni le conseguenze del disastro (aumento di mortalità, problemi di salute mentale, malattie cardiovascolari, disturbi del comportamento).

Per approfondire
Ambraseys N, Bilham R. Corruption kills. Nature  469, 153–155 (13 January 2011) doi:10.1038/469153a
L’Aquila: sorveglianza e ricerca dopo il terremoto 2009. Epidemiol Prev 2016; 40 (2), marzo-aprile. Faggiano F et al. L’epidemiologia delle catastrofi naturali: impariamo dal terremoto dell’Aquila. Epidemiol Prev 2016; 40 (2): 7-8. DOI: https://doi.org/10.19191/EP16.2S1.P007.040
Documento conclusivo del congresso AIE di Primavera 2016 – L’Italia deve dotarsi di un sistema di sorveglianza della salute delle popolazioni colpite da catastrofi.

Centre for Research on the Epidemiology of Disasters

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Il progetto Edurisk “pensato per le scuole, per offrire agli insegnanti gli strumenti per creare in classe percorsi sulla conoscenza dei fenomeni sismici e vulcanici. A questo scopo ha prodotto materiali e organizzato corsi di formazione per gli insegnanti, attingendo allo stesso tempo alle loro conoscenze ed esperienze. Ha coinvolto negli anni più di 4.000  insegnanti e più di 70.000 studenti in 14 regioni italiane”

Non chiamarmi terremoto: educare al rischio sismico: una docufiction, co-prodotta da formicablu e da Ethnos, che vuole aiutare il lavoro di prevenzione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *