L’autorevole rivista Lancet ha creato una commissione specifica per sensibilizzare la cultura e il significato della morte.
Un evento storico, fondamentale che vuole sensibilizzare il valore della persona e limitare la medicalizzazione eccessiva di un evento naturale, auspicando un cambio di paradigma che porti a una gestione della morte più compassionevole più umana e meno terapeutica.
L’ostinato rifiuto a deporre le armi delle terapie per imbracciare quelle delle cure palliative non può essere giustificato, gli sforzi per prolungare la vita a tutti i costi provocano sofferenze inutili nei pazienti e nei loro familiari.
Cinque i punti fondamentali:
- I determinanti sociali della morte, del morire e del lutto devono essere affrontati, per consentire alle persone di condurre una vita più sana e di morire in modo più equo.
- La morte deve essere considerata un processo relazionale e spirituale piuttosto che un semplice evento fisiologico, nel senso che le relazioni basate sulla connessione e sulla compassione devono essere prioritarie e poste al centro della cura e del sostegno delle persone che muoiono o sono in lutto.
- Le reti di assistenza per le persone che muoiono, per coloro che se ne prendono cura e che sono in lutto devono includere le famiglie, i membri della comunità più ampia insieme ai professionisti.
- Le conversazioni e le storie sulla morte quotidiana, sul morire e sul dolore devono essere incoraggiate per facilitare conversazioni, dibattiti e azioni pubbliche più ampie.
- La morte deve essere riconosciuta come avente valore.
Continuare a curare anche l’incurabile, con lo stesso schema, le stesse terapie, gli stessi dispositivi e la stessa determinazione con cui si cerca di combattere una malattia è un fallimento a cui è necessario porre rimedio.
Raffaele Giusti
giuseppina rita cristinziani
18 Febbraio 2022Concordo, per questo esistono le Cure palliative, fondate sul principio del curare, dell’essere assistiti e del morire con dignità.