Interventi psicologici preventivi: nei giovani funzionano

Offrire interventi psicologici selettivi e universali ai giovani può prevenire l’insorgenza di alcuni disturbi di salute mentale, questo è quanto emerge dalla prima revisione sistematica sull’argomento pubblicata sulla Harvard Review of Psychiatry.

Dalla revisione sistematica sono stati individuati 295 studi in cui individui di età inferiore a 35 anni sono stati assegnati in modo casuale a un intervento preventivo sulla salute mentale o a un gruppo di controllo. La maggior parte degli studi ha esaminato la psicoeducazione (37%) o la psicoterapia (28%), mentre il 18% ha esaminato entrambe e il 17% ha coinvolto altri tipi di interventi.

Il 40% degli studi ha esaminato gli interventi universali, rivolti a una popolazione generale: ad esempio, un’assemblea delle scuole superiori sull’uso di alcol è un intervento universale. Altri studi si sono concentrati su interventi selettivi, che prendono di mira individui privi di sintomi che sono considerati ad alto rischio di sviluppare un disturbo mentale. Il 70% degli studi è stato condotto in Nordamerica o in Europa.

Complessivamente hanno partecipato 447.206 giovani: 234.330 nei gruppi di intervento e 212.876 nei gruppi di controllo. L’età media dei partecipanti era di 15 anni, ma si andava da bambini di età inferiore a 1 anno ad adulti di 34 anni.

Nella metanalisi i 17 disturbi di salute mentale studiati sono stati suddivisi in tre gruppi:

  • Rischio ridotto da misure di prevenzione sia universali che selettive: sintomi affettivi (dell’umore), uso di alcol e sue conseguenze, caratteristiche di ansia, problemi di condotta, violenza interpersonale, disagio psicologico generale, disturbo da stress post-traumatico, uso di tabacco e “altri” problemi emotivi e comportamentali.
  • Rischio marginalmente ridotto da misure di prevenzione sia universali che selettive: caratteristiche di deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD), uso di cannabis e comportamenti esternalizzanti (ad esempio, aggressivi o antisociali).
  • Rischio non ridotto da misure di prevenzione universali o selettive: problemi legati all’alimentazione, funzionamento alterato, comportamenti interiorizzanti (paurosi, ansiosi o inibiti) e problemi legati al sonno.

Gli interventi di psicoeducazione erano particolarmente promettenti per gli aspetti legati all’ADHD, ai sintomi affettivi o alla violenza interpersonale. La psicoterapia si è rivelata più efficace per gli aspetti legati all’ansia.

Anche nel caso degli interventi che hanno mostrato una certa capacità di prevenire problemi di salute mentale, le dimensioni dell’effetto (l’entità dei miglioramenti) erano comunque piccole.  “Poiché questi campioni sono tipicamente giovani e non ancora affetti da condizioni psichiatriche, effetti di piccole dimensioni … possono potenzialmente tradursi in benefici rilevanti a lungo termine – se l’intervento è fornito a un numero sufficiente di individui”, evidenzia Salazar de Pablo, autore dello studio.

Fonte
Salazar de Pablo G et al. Universal and selective interventions to prevent poor mental health outcomes in young people: systematic review and meta-analysis. Harvard Review of Psychiatry 2021;29 (3) 196-215.

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