Ipertensione e anziani: più farmaci, meno salute?

Da un recente studio di coorte pubblicato su Jama Internal Medicine è emerso che gli anziani ipertesi non hanno tratto beneficio dall’aumento dei loro farmaci antiipertensivi dopo un ricovero in ospedale per patologie non cardiache.

I risultati mostrano infatti esiti clinici peggiori con tassi più elevati di riammissione in ospedale (21,4% vs. 17,7%, HR 1,23, IC 95% 1,07-1,42) ed eventi avversi gravi (4,5% vs 3,1%, HR 1,41, IC 95% 1,06-1,88) a 30 giorni rispetto al gruppo che non aveva ricevuto alla dimissione una prescrizione per un nuovo farmaco antiipertensivo o un dosaggio più alto di quelli usati in precedenza.

E questi eventi d’altra parte non sono stati neppure compensati da benefici dal punto di vista cardiovascolare: i due gruppi hanno le stesse probabilità di eventi cardiovascolari (13,8% vs. 11,9%, HR 1,18, IC 95% 0,99-1,40) e i livelli della pressione sistolica a 1 anno sono sostanzialmente sovrapponibili (pressione media, 134,7 mmHg contro 134,4 mmHg).

“Poiché più della metà dei pazienti nel nostro studio che hanno ricevuto intensificazioni del regime antiipertensivo alla dimissione avevano una pressione arteriosa ben controllata prima del ricovero ospedaliero, l’aumento del tasso osservato di eventi avversi correlati al farmaco (eventi avversi gravi) può essere parzialmente spiegato col sovratrattamento della pressione arteriosa, che può essere associato a ipotensione posturale o assoluta, con conseguente sincope, cadute o danno renale “, spiegano i ricercatori guidati da Timothy Anderson del Beth Israel Deaconess Medical Center, Boston, Massachusetts.

Resta la questione della mancanza di differenze negli esiti cardiovascolari a 1 anno. Sempre gli autori suggeriscono la possibilità che i medici ambulatoriali modificassero in seguito i nuovi regimi terapeutici prescritti dopo i ricoveri oppure che i pazienti decidessero di interromperli motu proprio.

Lo studio si basava su 14915 pazienti ipertesi di età media 77 anni, 97,7% uomini, ricoverati nel sistema Veterans Health Administration dal 2011 al 2013, per il trattamento di polmoniti, infezioni del tratto urinario o tromboembolia venosa. Attraverso un propensity score matching sono stati creati due gruppi di pazienti, un gruppo è stato assegnato ad un regime terapeutico intensificato ed un secondo gruppo senza intensificazione.

Limiti e prospettive
Oltre a una generalizzabilità limitata dalla popolazione dello studio, mancano all’appello, come era prevedibile, gli eventi avversi che non hanno portato a una visita al pronto soccorso o al ricovero in ospedale.

“Per migliorare la qualità delle prescrizioni, bisognerebbe concentrare tutti gli sforzi per migliorare l’accessibilità delle informazioni cruciali sulle malattie ambulatoriali ai professionisti che prendono decisioni di gestione delle malattie croniche, possibilmente attraverso lo sviluppo di strumenti di supporto alle decisioni cliniche”, è la conclusione degli autori dello studio

La parola d’ordine è semplificare
Sempre in tema di gestione dell’ipertensione negli anziani, è stato presentato a luglio al ministero della Salute un progetto nato dal basso che ha coinvolto oltre 12.000 over 65, monitorati da Senior Italia Federanziani. L’obiettivo dell’indagine era quello di determinare il controllo pressorio e l’aderenza alla terapia nei pazienti anziani ipertesi già in trattamento. La conclusione più importante a cui è giunto il gruppo di studio è che per facilitare l’aderenza la via maestra è semplificare la terapia. Passando da chi usa un solo farmaco antipertensivo a chi invece fa uso di tre farmaci antipertensivi l’aderenza quasi si dimezza crollando dal 68% al 40%. L’anziano iperteso si trova a gestire, oltre alla terapia antiipertensiva, da 6 a 10 terapie per le diverse comorbilità, spesso croniche, con il risultato che l’aderenza si rivela spesso una pura chimera.

Fonte
Anderson TS et al. Clinical outcomes after intensifying antihypertensive medication regimens among older adults at hospital discharge. JAMA Intern Med. Published online August 19, 2019.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *