La prevenzione personalizzata in oncologia: un editoriale

Tra un terzo e la metà dei casi di cancro potrebbero essere prevenuti se le azioni di sanità pubblica fossero dirette in modo efficace sui fattori di rischio attraverso la prevenzione.

Un editoriale di Walter Ricciardi e Stefania Boccia pubblicato sull’European Journal of Public Health fa il punto sulla situazione in Europa, in cui viene diagnosticato circa un quarto dei casi totali di tumore nel mondo, e si prevede un loro rapido aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione, degli stili di vita occidentali non propriamente salutari, di determinanti sanitari e di condizioni ambientali e lavorative sfavorevoli, a meno che non vengano adottate misure urgenti per contrastare la tendenza.

In quest’ottica il piano europeo di lotta contro il cancro (EBCP), pubblicato nel febbraio 2021, è il simbolo del rinnovato impegno della UE per la prevenzione, il trattamento e la cura del cancro.

Dagli autori arriva il monito che maggiori investimenti in prevenzione non si traducono automaticamente in miglioramenti: dagli ultimi dati ultimi dati emerge che non esiste una relazione lineare tra gli investimenti in cure preventive come quota della spesa sanitaria e gli anni di vita in buona salute alla nascita. Ad esempio, Estonia e Finlandia spendono in prevenzione più della spesa media dell’UE per l’assistenza sanitaria, ma registrano la peggiore speranza di vita in buona salute alla nascita.

Il nodo sembra essere innovare il modello di prevenzione, per esempio prendendo la strada della prevenzione personalizzata che combina le informazioni biologiche (ad esempio, genetica e altri biomarcatori, dati demografici, condizioni di salute) con lo studio delle caratteristiche ambientali e comportamentali e del  contesto socioeconomico e culturale delle persone. Senza trascurare le previsioni di rischio basate sull’età e sul sesso, in quanto entrambi fortemente associati al rischio.

Sia in tema di prevenzione primaria, ambito in cui gli stili di vita non salutari hanno il maggiore impatto, sia in tema di prevenzione secondaria, l’evidenza suggerisce di valutare il ruolo potenziale dei punteggi poligenici (PRS, varianti genetiche ereditarie comuni che contribuiscono al rischio di malattia) come misura del contributo genetico al il rischio di sviluppare il cancro da utilizzare indipendentemente o come parte di RPM per innescare cambiamenti nello stile di vita mirando a sforzi educativi personalizzati, e come strumento predittivo per identificare le donne a rischio più alto e più basso di cancro al seno migliorando i programmi di screening.

In sintesi, riassume l’editoriale, “è urgente identificare priorità e azioni che possano aiutare a garantire a tutti l’opportunità di raccogliere i benefici per la salute dei progressi nella prevenzione personalizzata del cancro, coinvolgendo ricercatori, operatori sanitari, pazienti, cittadini e responsabili politici e pianificando adeguatamente la traduzione dei risultati della ricerca”.

Fonte
Boccia S, Ricciardi W. Personalized prevention in oncology: integrating the current approaches for the benefit of population health. Eur J Public Health 2023;33(1):1-2. doi: 10.1093/eurpub/ckac163.

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