Malattia cardiovascolare e autismo: tra nuove certezze e domande senza risposta

Un nuovo studio su bambini nati con cardiopatia congenita pubblicato su Pediatrics conferma che hanno maggiori probabilità di sviluppare un disturbo dello spettro autistico.

I problemi nello sviluppo neurologico sono ormai riconosciuti come una delle comorbilità a lungo termine più diffuse tra i bambini con cardiopatie congenite. È del 2012, il documento congiunto dell’American Heart Association e dell’American Academy of Pediatrics che fornisce raccomandazioni per la valutazione di routine dello sviluppo neurologico dei bambini con malattia coronarica. In questo quadro, l’identificazione dei deficit di comunicazione e interazione sociale, potenzialmente associati ai tratti dello spettro autistico, hanno aperto la strada a nuovi studi progettati per provare un’associazione tra CHD e disturbi dello spettro autistico.

Per approfondire l’associazione, l’équipe di ricercatori statunitensi ha eseguito uno studio caso-controllo utilizzando il database dello US Military Health System. Una volta selezionati 8760 casi di bambini con disturbo dello spettro autistico, ciascun caso è stato abbinato con tre controlli (n = 26.280). A questo punto dal campione sono stati identificati 1063 bambini con malattia cardiovascolare congenita: 401 nel gruppo del disturbo dello spettro autistico e 662 nel gruppo di controllo.

L’analisi mostra che i bambini con disturbo dello spettro autistico avevano un odds ratio (OR) pari 1,85 per qualsiasi forma di malattia coronarica rispetto ai controlli (IC 95%, 1,63-2,10). Dopo l’aggiustamento per sindromi genetiche, età e morbilità materne, morbilità perinatale e complicanze neonatali – l’OR era di 1,33 (IC 95%, 1,16-1,52).

Per alcune forme di CHD sono stati osservati OR pari 1,72 (IC 95%,1,07-2,74) per il difetto del setto atriale e OR pari a 1,65 (IC 95%, 1,21-2,25) per il difetto del setto ventricolare.

Gli autori hanno evidenziato le potenziali limitazioni del loro studio, comprese l’utilizzo dei dati amministrativi, che hanno cercato di contrastare con una definizione di “caso” validata. Inoltre, i bambini con disturbo dello spettro autistico o CHD “tendono a ricorrere a cure più frequentemente” rispetto alla popolazione generale, il che avrebbe potuto creare un bias all’accertamento.

“Per quanto ne sappiamo, questo è l’unico studio in cui c’è stato un confronto tra [disturbo dello spettro autistico] e molteplici sottotipi di CHD”, ha scritto Eric R. Sigmon, MD, della Emory University, Atlanta e coautori. “I nostri risultati sono coerenti con i precedenti studi sugli esiti dello sviluppo di CHD, che hanno mostrato un aumento del rischio di ritardo dello sviluppo e accademico dopo la diagnosi e il trattamento della CHD.”

In un editoriale di accompagnamento, Johanna Calderon, David C. Bellinger e Jane W. Newburger hanno comunque rilevato che c’è bisogno di altri studi per quantificare ulteriormente la relazione tra CHD e disturbo dello spettro autistico. “Nonostante i punti di forza “, hanno scritto, “sono più le domande che lo studio solleva rispetto alle risposte che è in grado di dare”. I “percorsi eziologici che potrebbero spiegare” il legame tra autismo e malattia cardiovascolare restano ancora sconosciuti. Senza contare che il rischio di disturbo dello spettro autistico sembra essere aumentato nei bambini con forme moderatamente gravi di coronaropatia, un dato che da solo richiederebbe ulteriori indagini.

Fonti
Marino BS et al. Neurodevelopmental outcomes in children with congenital heart disease: evaluation and management: a scientific statement from the American Heart Association. Circulation 2012;126(9):1143-72.
Sigmon ER et al.
Congenital heart disease and autism: a case-control study. Published Online: October 10, 2019. doi: 10.1542/peds.2018-4114

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