In Italia il movimento Slow Medicine, con il progetto Fare di più non significa fare meglio, sta traducendo le liste di pratiche ad alto rischio di inappropriatezza individuate dalle società scientifiche USA nell’ambito dell’iniziativa Choosing Wisely, e ha invitato anche le Società Scientifiche italiane (a oggi 30) a indicare 5 esami diagnostici o trattamenti di comune riscontro nella pratica clinica che spesso non danno benefici ai pazienti, esponendoli inoltre a inutili rischi (qui le liste italiane).
Su Recenti Progressi in Medicina Antonio Bonaldi e Sandra Vernero, due dei fondatori di Slow Medicine, illustrano in una rassegna gli obiettivi e le iniziative del movimento e contappongono, a una medicina “fast”, una medicina slow, sobria, rispettosa e giusta: “Si tratta di una bella scommessa, perché in medicina il concetto secondo cui ‘fare di più non significa fare meglio’ non è assolutamente scontato” scrivono Bonaldi e Vernero; d’altro canto “dire di no al paziente che chiede una TAC per la lombalgia, gli antibiotici per il raffreddore o un check-up per stare tranquillo può essere molto saggio, ma difficilmente praticabile. Da solo nessuno ce la può fare: ecco perché è necessaria una forte alleanza tra professionisti, pazienti e cittadini.” E la promozione di tale alleanza è proprio una delle specificità del movimento italiano, che sta ricevendo una crescente attenzione dai media.
Tra le più recenti iniziative Slow medicine
Il 3° convegno che si è svolto il 7 marzo
La campagna #buongiornoiosono che “ha l’obiettivo di ricordare a tutti i professionisti della salute l’importanza di presentarsi con il proprio nome e il proprio ruolo quando si incontra un paziente, come primo passo per instaurare una relazione di fiducia.”
Fonti:
Bonaldi A, Vernero S. Slow Medicine: un nuovo paradigma in medicina. Recenti Prog Med 2015;106(2):85-91
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