Per chi non ne ha mai sentito parlare, quando diciamo “mega-riviste”, ci riferiamo a quei periodici peer-reviewed che danno accesso agli articoli senza che sia previsto un pagamento da parte del lettore e ospitano un numero “fuori norma” di contributi. Sono gli autori che pagano la pubblicazione e il risultato è che queste riviste superano i 2000 articoli l’anno, una quota che gli vale il titolo di “mega”. In articolo sul JAMA, Ioannidis, Pezzullo e Boccia esaminano il fenomeno mostrando gtra l’altro che il numero di queste riviste è in costante aumento, in particolare quelle biomediche.
L’accelerazione della diffusione delle mega-riviste rappresenta insieme una minaccia e un’opportunità per la scienza biomedica, commentano gli autori.
Un altro aspetto interessante che emerge dall’analisi è che le due mega-riviste lanciate per prime, PLoS One e Scientific Reports, erano ad ampio spettro dal punto di vista editoriale, con argomenti scientifici di interesse generale, mentre la maggior parte delle mega-riviste del 2022 sembra avere obiettivi editoriali più precisi. In più le mega-riviste, abbastanza imprevedibilmente, tendono ad avere un impact factor rispettabile, il che le rende appetibili dal punto di vista del prestigio.
Con alcune riserve, per ora sono gli aspetti più positivi a prevalere: “l’accesso aperto è un buon punto di partenza e può essere abbinato a una maggiore trasparenza. Se queste riviste adottano abitualmente pratiche di ricerca trasparenti, come la condivisione di dati, codici, protocolli e piani di analisi statistica, possono avere un effetto di trasformazione, data la loro grande produzione. Diverse mega-riviste di vecchia data e di ampio respiro (PLoS One, Royal Society Open Science) hanno già sostenuto tali sforzi. È fondamentale che le mega-riviste disciplinari facciano lo stesso. In secondo luogo, la pubblicazione di lavori scientifici tecnicamente validi, indipendentemente dalla natura dei risultati, è estremamente lodevole. Offre l’opportunità di frenare i bias di pubblicazione” spiegano gli autori, che immaginano queste riviste come un elemento propulsivo e di trasformazione per l’intero ecosistema editoriale.
Resta da capire se la direzione in cui si muoverà questo cambiamento, che sposta decisamente l’asse a vantaggio degli autori rispetto ai lettori, con la prospettiva di modificare dalle fondamenta gli obiettivi della funzione editoriale. Le riviste sono destinate a diventare dei contenitori indifferenziati di contenuti? Il futuro è la disintermediazione anche per l’editoria biomedica?
Fonte
Ioannidis JPA, Pezzullo AM, Boccia S. The rapid growth of mega-journals: threats and opportunities. JAMA 2023; 20 marzo.