Raccomandazioni per la gestione dolore in fine vita

Una revisione sistematica pubblicata su Critical Care Medicine ha evidenziato che la maggior parte delle linee guida cliniche e delle consensus sulla gestione del dolore in fine vita nelle unità di terapia intensiva concordano su una serie di raccomandazioni che includono, tra l’altro, l’uso di alte dosi di oppioidi e l’adozione di un metodo quantitativo per valutare il dolore.

I ricercatori hanno selezionato, in seguito ad una ricerca sistematica, dieci linee guida e alcune dichiarazioni di consenso sulle raccomandazioni per la gestione del dolore. La qualità metodologica dei documenti, valutata con la checklist AGREE-II, è risultata nel complesso moderata, con punteggi bassi sia nell’applicabilità (28,6%) che nella metodologia (36,1%) utilizzata per la sintesi delle evidenze e la produzione di raccomandazioni.

Nella revisione sono stati raccolti dati su raccomandazioni che riguardano vari aspetti della gestione del dolore: dosaggio iniziale del farmaco, titolazione, dose massima e via di somministrazione, gestione degli effetti collaterali, il principio del “doppio effetto”, l’uso di bloccanti neuromuscolari e la consulenza nelle cure palliative.

Nella maggior parte dei documenti si raccomandava l’uso di oppioidi per alleviare il dolore e di benzodiazepine per contrastare l’ansia. In due articoli soltanto, si suggeriva anche l’uso di strategie di gestione del dolore non farmacologiche, come l’assistenza spirituale e il supporto familiare. Molti articoli sconsigliavano l’uso di bloccanti neuromuscolari durante la sospensione del supporto vitale, sia perché possono ostacolare potenzialmente una corretta valutazione del dolore, sia perché (almeno secondo una linea guida) l’approccio veniva giudicato “non etico”. Come già accennato, l’uso di alte dosi di oppioidi e sedativi per la gestione del dolore è stato raccomandato nella maggior parte delle pubblicazioni.

Dalla gran parte degli articoli – basati soprattutto su principi etici o opinioni degli esperti – emergeva comunque la necessità di usare uno strumento quantitativo per la valutazione del dolore nei pazienti terminali in terapia intensiva, per esempio un sintomo misurabile o una scala funzionale.

“È necessario sviluppare strategie di miglioramento della qualità e produrre strategie di gestione del dolore basate sull’evidenza, nonché esplorare il metodo più efficace per la valutazione del dolore nei pazienti critici in fine vita e il ruolo di nuovi analgesici e rimedi non farmacologici per la gestione del dolore in questo contesto “, hanno concluso gli autori che, partendo dai risultati della revisione, hanno poi creato un algoritmo di gestione dei pazienti in fine vita in terapia intensiva che attende di essere validato.

Fonte
Durán-Crane A et al. Clinical practice guidelines and consensus statements about pain management in critically ill end-of-life patients: a systematic review. Critical Care Medicine 2019;47(11):1619-1626

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