Per una profilassi prolungata del tromboembolismo venoso successivamente ad artroplastica dell’anca o del ginocchio, l’aspirina non è meno efficace di rivaroxaban. Sono le conclusioni di uno studio multicentrico, randomizzato, controllato e in doppio cieco appena pubblicato sul New England Journal of Medicine e finanziato dai Canadian Institutes for Health Research.
I ricercatori del gruppo collaborativo identificato con l’acronimo EPCAT hanno arruolato circa 3500 pazienti (età media 62,8 anni, 47,8% uomini) sottoposti ad artroplastica sostitutiva del ginocchio (n=1620) e dell’anca (n=1804). Tutti hanno ricevuto una terapia postoperatoria iniziale di 5 giorni a base di rivaroxaban (10 mg), anticoagulante orale di recente introduzione. Successivamente, i pazienti con sostituzione del ginocchio sono stati randomizzati a una profilassi aggiuntiva di 9 giorni con aspirina a basso dosaggio (81 mg) o rivaroxaban (10 mg); nei pazienti operati per la sostituzione dell’anca – ugualmente randomizzati e assegnati a due bracci – la profilassi aggiuntiva ha avuto una durata di 30 giorni.
L’incidenza di tromboembolismo venoso sintomatico a 90 giorni (l’esito primario di efficacia) era simile nei due gruppi (0,64% dei pazienti nel gruppo trattato con aspirina e 0,70% nel gruppo trattato con rivaroxaban); anche la numerosità degli episodi di sanguinamento (l’esito primario per quanto concerne la sicurezza) era simile (0,47% dei pazienti nel gruppo trattato con aspirina e nello 0,29% dei pazienti nel gruppo rivaroxaban).
Un editoriale di accompagnamento sul New England Journal of Medicine di David Garcia, della University of Washington a Seattle, invita a guardare a questi risultati come a quelli che probabilmente potranno cambiare la pratica. Lo studio “ha stabilito un regime di profilassi contro il quale verranno confrontate tutte le strategie per prevenire il tromboembolismo venoso dopo la sostituzione dell’articolazione”. Il confronto diretto tra le due terapie può essere considerato uno dei pregi maggiori dello studio. Un limite – osserva un commentatore su Medscape – è l’incertezza sul determinante degli eventi tromboembolici che si sono comunque verificati, che potrebbe essere nell’impiego di rivaroxaban nei primi 5 giorni postoperatori o nei due farmaci utilizzati nella profilassi a lungo termine.
Non è d’accordo con Garcia il presidente dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons, Kevin Bozic, che sostiene che da anni le società scientifiche statunitensi hanno già data per scontata l’equivalenza tra NAO e altri farmaci nella profilassi postoperatoria. “L’importante è che i pazienti siano assegnati a una terapia, non importa quale”.
Fonti
Anderson DR et al. Aspirin or Rivaroxaban for VTE prophylaxis after hip or knee arthroplasty. N Engl J Med 2018; 378: 699-707.
Garcia D. Hybrid strategy to prevent venous thromboembolism after joint arthroplasty. N Engl J Med 2018; 378: 762-763.