Screening per il cancro al seno nelle ultrasettantacinquenni: ne vale la pena?

Secondo una ricerca pubblicata su Annals of Internal Medicine le donne sane di età superiore ai 75 anni potrebbero non trarre beneficio dal proseguimento dello screening per il cancro al seno. I ricercatori hanno utilizzato i dati del programma Medicare per stimare il rischio di mortalità per carcinoma mammario secondo due strategie: continuare o interrompere lo screening nelle donne anziane. Hanno trovato un piccolo beneficio in termini di mortalità per aver continuato a sottoporre a screening le donne tra i 70 ei 74 anni, ma non quelle tra i 75 e gli 84 anni.

Una delle domande più importanti in tema di screening oncologici è proprio l’età in cui dovrebbero essere sospesi. Spesso esiste un momento, superato il quale i potenziali danni associati allo screening in sé superano i benefici perché questi ultimi si riferiscono a un futuro troppo lontano.

Lo studio riflette una tendenza verso l’uso di studi osservazionali e modelli di popolazione per affrontare i temi relativi agli screening. Gli studi clinici prospettici, randomizzati e controllati rimangono il gold standard per prendere decisioni sullo screening, ma sono costosi, richiedono molto tempo per essere completati e a volte non sono semplicemente possibili. In questo contesto, le serie di casi e i progetti osservativi possono rivelarsi compromessi necessari: forniscono una risposta molto più velocemente e il costo è considerevolmente più basso. Gli studi osservazionali e la modellizzazione sono particolarmente utili nello screening del carcinoma mammario, visto che gli studi prospettici randomizzati sulla mammografia non sono fattibili e forse non sono neppure più etici nelle donne anziane per cui esistono pochi dati, perché la mammografia è ampiamente accettata.

Lo studio
I ricercatori della Harvard TH Chan School of Public Health, del Massachusetts General Hospital e dell’RTI Health Solutions ha, attraverso un follow-up durato 8 anni, hanno confrontato i decessi per carcinoma mammario tra le donne che hanno continuato a ricevere mammografie annuali e quelle che hanno interrotto lo screening. Nella valutazione è stato incluso oltre un milione di donne di età compresa tra i 70 e gli 84 anni che erano state sottoposte a una mammografia, avevano un’aspettativa di vita di almeno 10 anni e nessuna precedente diagnosi di cancro. Dai risultati emerge che lo screening continuo del carcinoma mammario ridurrebbe la mortalità a 8 anni di 1 decesso (IC 95% -2,3-0,1) ogni 1000 donne (HR 0,78 [IC o,63-0,75]. Al contrario, continuare a sottoporre a screening le donne di età pari o superiore a 75 anni non sembra avere alcuna influenza sulla mortalità: la differenza di rischio era 0,07 (IC 0,93-1,3) ogni mille donne (HR 1,00, IC 0,83-1,19). Indipendentemente dall’età, le donne avevano comunque meno probabilità di ricevere terapie aggressive (mastectomia radicale, chemioterapia) per il carcinoma mammario se continuavano lo screening.

I limiti dello studio
Otis Brawley della Johns Hopkins University in un editoriale sottolinea che il principale svantaggio dello studio è che i dati sono stati raccolti tra il 1999 e il 2008, prima dell’introduzione della mammografia digitale, che oggi è sostanzialmente lo standard. Nota poi che le stime attuali dei benefici dello screening nella fascia delle ultrasettantenni riflettono anche i trattamenti per carcinoma mammario utilizzati oggi in quella popolazione più di quanto non facciano rispetto ai limiti intrinseci della mammografia.

Fonte
García-Albéniz X et al. Continuation of annual screening mammography and breast cancer mortality in women older than 70 years. Ann Intern Med. 2020 Feb 25. doi: 10.7326/M18-1199. [Epub ahead of print]

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