C’è chi ancora pensa che sia possibile cambiare, in meglio, il mondo, combattendo le disuguaglianze e le loro conseguenze sulla salute di tutti. Uno dei più autorevoli rappresentanti di questa compagine è Michael Marmot: per due giorni a Roma, all’Istituto Superiore di Sanità e al Senato, l’epidemiologo britannico ha presentato il suo lavoro a un pubblico composto da ricercatori, operatori sanitari e politici.
È stato accolto con l’entusiasmo che merita la sua attività di ricerca, iniziata fin dagli anni 70. Una ricerca che si è concentrata sull’analisi dei dati relativi alle differenze di salute fra paesi e all’interno dei paesi, per poi individuare le caratteristiche socio-economiche che spiegano almeno in parte le differenze. Marmot mette in luce come gli esiti peggiori tendano a essere maggiormente presenti fra le persone più svantaggiate e si è spinto fino a spiegare cosa può essere fatto per cambiare questo stato di cose. Come ci tiene a sottolineare, tutto ciò che afferma sui determinanti sociali della salute si poggia su solide evidenze, che mostrano chiaramente i nessi tra disuguaglianze e salute, a danno sia dei più deboli, sia della popolazione nel suo insieme (fatta eccezione per l’1% più ricco). D’altro canto, ci sono anche evidenze che dimostrano come agire sui determinanti sociali produca effetti enormi, come in Nepal, dove l’aspettativa di vita è migliorata di 20 anni (fino a 69 anni) tra il 1980 e il 2012, grazie a interventi sulla salubrità degli ambienti. La salute può migliorare rapidamente, e “tale rapidità di miglioramento alimenta quello che io chiamo l’ottimismo basato sulle prove”, dice Marmot.
Simona Giampaoli e Giuseppe Traversa (Istituto superiore di sanità), che hanno curato l’edizione italiana di “The health gap” (“La salute disuguale: la sfida di un mondo ingiusto” – Roma, 2016), sul sito dell’ISS scrivono: “Nel richiamare l’attenzione verso i determinanti sociali di salute, Marmot mostra come tutti sono chiamati a contribuire per ridurre le disuguaglianze di salute. Da coloro che governano gli stati agli amministratori delle città, dagli insegnanti ai pompieri, ciascuno può giocare un ruolo attivo nel promuovere la salute all’interno dell’ambiente lavorativo, nei gruppi professionali, nelle comunità. Istruzione, cultura, lavoro, ambiente, socialità, tutte condizioni che permettono di fare scelte in libertà, dando a ciascuno il diritto del controllo sulla propria vita”. E naturalmente anche operatrici e operatori sanitari possono dare il loro contributo, a partire dalla comprensione degli elementi caratterizzanti dei determinanti sociali della salute, cercando, oltre a trattare i pazienti, di occuparsi anche delle loro condizioni di vita e battendosi per politiche che migliorino le loro condizioni di salute.
Le “Marmot reviews”
Come scrive Danilo di Diodoro (AUsl di Bologna) nel suo blog Scire “gli esperti di politiche della salute invocano vere e proprie ‘Marmot review’, processi in cui le istituzioni si interrogano sulla propria capacità di valutare il benessere della popolazione e di promuoverlo nella maniera più equa possibile. Ne sono state realizzate alcune, sia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”, la prima, presieduta da Marmot, è stata la Commission on Social Determinants of Health – CSDH, istituita nel 2005, “sia in diversi paesi europei.” E in Italia? Ne è stata realizzata una nel 1994; la seconda, del 2014, “ha iniziato a generare effetti concreti, con misure per il contrasto delle malattie della migrazione e della povertà e l’avvio degli Health Equity Audit, vere e proprie disamine di programmi, progetti e percorsi, finalizzate a verificarne concretamente l’effetto sui singoli strati socio-economici delle popolazioni”, spiega ancora di Diodoro nel citare la postfazione a “La salute disuguale”, a cura di Giuseppe Costa (Università di Torino), che ha preso parte alla stesura delle “Marmot reviews” italiane.
La situazione italiana secondo Marmot
Abbiamo incontrato all’ISS l’epidemiologo inglese e gli abbiamo chiesto un commento sulla situazione italiana: “La situazione dell’Italia è piuttosto buona, come del resto, quella dei paesi dell’Europa occidentale nel suo insieme. Se prendiamo una semplice misura, l’aspettativa di vita, nel confronto con gli altri paesi i dati relativi all’Italia si trovano nelle posizioni più elevate e con disuguaglianze relativamente contenute. Pertanto si può dire che si tratta di una situazione buona sia in termini relativi sia per quanto riguarda l’ampiezza della disuguaglianza. Tuttavia, questo dato confortante non deve permettere di accantonare ogni preoccupazione. Ho chiuso il mio libro ‘La salute disuguale’ dicendo: ‘Fate qualcosa. Fate di più. Fatelo meglio’. Perciò, se non state facendo nulla, agite in modo da fare la differenza; se state facendo qualcosa, fate di più; e se invece la vostra situazione è buona, come in Italia o nei paesi nordici, fate ancora meglio. Nei paesi nordici, ad esempio, sono tutti molto entusiasti riguardo al mio messaggio. Dappertutto in Svezia stanno recependo la Marmot review per vedere se riescono a ridurre ulteriormente le disuguaglianze e ottenere risultati persino migliori. Perciò questo è quanto direi all’Italia: ‘Fate qualcosa. Fate di più. Fatelo meglio’”.
Michael Marmot: Nato in Inghilterra e cresciuto in Australia, Sir Michael Marmot è Professor of Epidemiology and Public Health presso lo University College London. Nel 2015 viene nominato Lown Visiting Professor ad Harvard e Presidente della World Medical Association. Ha presieduto la Commission on Social Determinants of Health (2005-8), istituita dalla World Health Organization, e la European review of social determinants and the health divide. Le sue raccomandazioni sono state adottate dalla World Health Assembly e da numerosi paesi. Il governo britannico lo ha incaricato di condurre una revisione dei determinanti sociali e delle disuguaglianze di salute: la Marmot Review e le raccomandazioni in essa contenute vengono ora applicate dai tre quarti delle autorità locali in Inghilterra. Vive a Londra.
Le “Marmot reviews” italiane
Costa G, Faggiano F, eds. L’equità nella salute in Italia. Rapporto sulle diseguaglianze sociali in sanità [Equity in health in Italy. Report on social inequalities in health]. Milano: Fondazione Smith Kline, Franco Angeli, 1994.
Costa G, Bassi M, Gensini GF et al., eds. L’equità nella salute in Italia. Secondo rapporto sulle disuguaglianze sociali in sanità. Milano: Fondazione Smith Kline, Franco Angeli Editore, 2014.
Fonti
Danilo di Diodoro. Post 166 – Salute! Con la Marmot Review, 26/01/2017.
Giampaoli S, Traversa G. La salute disuguale: la lezione di Sir Michael Marmot, 26/01/2017.
Approfondimenti
Videointervista a Michael Marmot: Disuguaglianze e salute. Intervista a Sir Michael Marmot
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