Le donne tra i 50 e i 74 anni, senza sintomi per il cancro al seno, dovrebbero sottoporsi a screening mammografico ogni due anni, secondo l’American College of Physicians (ACP), la più grande organizzazione di settore degli Stati Uniti.
L’ ACP Clinical Guidelines Committee ha cercato linee guida internazionali sullo screening per carcinoma mammario prodotte sul National Guideline Clearinghouse e su Guidelines International Network, pubblicate in inglese tra il 2013 e il 2017. Sono state selezionate sette linee guida su donne a medio rischio (senza una storia di cancro al seno o una diagnosi precedente di lesione ad alto rischio; senza mutazioni genetiche come BRCA1 / 2 o un precedente familiare di cancro al seno; e senza una storia di radioterapia al torace durante l’infanzia) elaborate da organizzazioni professionali statunitensi e canadesi e dall’OMS, e valutate da un punto di vista metodologico. L’ACP ha quindi prodotto il suo documento di orientamento sul tema.
In sintesi:
– per le donne di età compresa tra 40 e 49 anni, bisogna esaminare i pro e i contro della mammografia, tenendo conto delle preferenze delle pazienti. I danni da screening superano i benefici per la maggior parte delle donne in questa fascia di età;
– mammografie biennali per donne tra i 50 ei 74 anni;
– interrompere lo screening in donne di età ≥75 anni o con aspettativa di vita ≤10 anni;
– indipendentemente dall’età della donna, l’esame clinico del seno non è un approccio utile allo screening.
Il comitato ACP in particolare ha osservato che l’entità della riduzione della mortalità per cancro al seno associata allo screening mammografico è ridotta, un punto non sottolineato a sufficienza dalla maggior parte delle linee guida. Non è stata dimostrata alcuna riduzione tra le donne di età compresa tra 39 e 49 anni (il gruppo che ha ricevuto il beneficio minimo dallo screening rispetto ai decessi evitati). In più, lo screening in questo gruppo di età non ha ridotto l’incidenza del carcinoma mammario avanzato. Indipendentemente dall’età delle donne, la mammografia non ha ridotto la mortalità per tutte le cause. Nella maggior parte delle donne tra i 40 ei 49 anni, i danni legati allo screening (sovradiagnosi, sovratrattamento, falsi positivi, test diagnostici non necessari e biopsie) hanno superato i benefici, e lo screening più frequente è stato associato a un danno maggiore.
Questo tipo di approccio è approvato anche dalla US Preventive Services Task Force (USPSTF).
Ma le nuove linee guida hanno attirato il fuoco incrociato dall’American College of Radiology (ACR) e della Society of Breast Imaging (SBI). Secondo questi due gruppi di radiologia al contrario è auspicabile che le donne si sottopongano a mammografie annuali a partire da 40 anni e che continuino “finché sono in buona salute”.
Le nuove raccomandazioni ACP a loro avviso “possono causare fino a 10.000 morti addizionali e non necessarie per cancro al seno negli Stati Uniti ogni anno”, commentano le due associazioni in un comunicato stampa congiunto. “Si tratta di un approccio”, proseguono, “che per di più fa poco o nulla per risolvere la sovradiagnosi o i danni dello screening”.
Il problema principale a questo punto è dare seguito a queste raccomandazioni ACP poco favorevoli allo screening indiscriminato, visto la delicatezza del tema, le polemiche che hanno suscitato e il fatto che molte donne hanno una percezione più alta del proprio rischio individuale e non si riconoscono nella fascia del rischio medio.
Fonti
Qaseem A et al.; for the Clinical Guidelines Committee of the American College of Physicians. Screening for breast cancer in average-risk women: a guidance statement from the american college of physicians. Ann Intern Med. [Epub ahead of print 9 April 2019] doi: 10.7326/M18-2147
Elmore JG, Lee CI. A guide to a guidance statement on screening guidelines. Ann Intern Med. [Epub ahead of print 9 April 2019] doi: 10.7326/M19-0726