L’aspirina giornaliera a basso dosaggio non ha prolungato rispetto al placebo una vita sana e indipendente (cioè libera da demenza o disabilità fisica persistente) in un campione di adulti anziani sani senza precedenti eventi cardiovascolari Questi i primi risultati dell’ampio trial ASPIRIN in Reducing Events in the Elderly (ASPREE), pubblicati in tre articoli sul The New England Journal of Medicine.
“Le linee guida sottolineano i benefici dell’aspirina nella prevenzione di attacchi di cuore e ictus in persone con patologie vascolari come la coronaropatia”, ha detto il direttore della NIA Richard J. Hodes,“Ci si è interrogati se l’aspirina sia utile anche per gli anziani sani , in assenza di quelle condizioni”.
ASPREE è uno studio internazionale, randomizzato controllato in doppio cieco, che ha arruolato nel 2010 19.114 partecipanti di età pari o superiore a 70 anni (16.703 in Australia e 2411 negli Stati Uniti). Presupposto fondamentale per l’arruolamento era appunto l’assenza di demenza o disabilità fisica e di condizioni mediche che richiedessero l’uso di aspirina. Nella popolazione inclusa nello studio (9525 assegnati a ricevere l’aspirina e 9589 il placebo), il trattamento con 100 mg al giorno di aspirina a basse dosi non ha influenzato la sopravvivenza libera da demenza o disabilità. Durante un tempo mediano di follow up pari a 4,7 anni sono stati registrati 1052 decessi. Il rischio di mortalità per tutte le cause è stato di 12,7 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo assegnato trattato con aspirina e 11,1 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo placebo (hazard ratio=1,14; IC 95% da 1,01 a 1,29). Questo effetto dell’aspirina non era stato notato in studi precedenti, quindi occorre cautela nell’interpretazione del risultato. Il tasso più alto di mortalità nel gruppo trattato con aspirina era dovuto principalmente a un maggior numero di morti per cancro. Il rischio di mortalità per tumore è stato infatti di 6,7 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo aspirina e 5,1 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo placebo (hazard ratio=1,31; IC95% da 1,10 to 1,56) .
“L’aumento delle morti per cancro nei partecipanti allo studio nel gruppo dell’aspirina è stato sorprendente, dato che studi precedenti hanno suggerito che l’uso di aspirina migliora i risultati rispetto al cancro”, ha detto Leslie Ford, NCI Division of Cancer Prevention. “L’analisi di tutti i dati relativi alla mortalità per tumore osservata nel corso dello studio è ancora in corso e finché non avremo dati aggiuntivi, questi risultati dovrebbero essere interpretati con cautela”.
I ricercatori hanno poi analizzato i risultati di ASPREE rispetto agli eventi cardiovascolari, osservando che i tassi per i principali eventi cardiovascolari – tra cui malattia coronarica, attacchi cardiaci non fatali e ictus ischemico fatale e non fatale – erano simili nei gruppi dell’aspirina e del placebo.
Come previsto è stato riscontrato anche un maggior rischio di sanguinamento per l’aspirina, principalmente a livello gastrointestinale e cerebrale. Un sanguinamento clinicamente significativo – ictus emorragico, emorragia cerebrale, emorragie gastrointestinali o emorragie in altri siti che hanno richiesto trasfusione od ospedalizzazione – si è verificato in 361 persone (3,8%) con aspirina e in 265 (2,7%) con placebo.
È importante rilevare che le nuove scoperte non si applicano alle persone con un’indicazione comprovata di aspirina come ictus, infarto o altre malattie cardiovascolari. Inoltre, poiché solo l’11% dei partecipanti aveva assunto aspirina a basse dosi prima di entrare nello studio, i risultati di ASPREE hanno bisogno di ulteriori conferme per stabilire se gli anziani che usano regolarmente l’aspirina per la prevenzione primaria dovrebbero continuare o interromperne l’uso.
Fonte
McNeil JJ et al. Effect of aspirin on all-cause mortality in the healthy elderly. September 16, 2018. DOI: 10.1056/NEJMoa1803955